Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene
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di un conlagio speciale, solito comunicarsi per la via dell' atto carnale, e che inoltre le apparenze morbose^universali altro non sono che effetti del medesimo contagio assorbito e portato sulla costituzione, era una scoperta riservata a' tempi non molto lontani dai nostri.
Qual maraviglia adunque, che l'antichità per la ignoranza di un tal contagio non conoscendo il rapporto, e la connessione de' di lui effetti universali, cioè Lehhra, Elefantiasi, Mentagra, Vitiligine, Morbo Campano, Lusso Nolano, Pustole lucenti, sordidi Lichene, ¦ Ozena Tarsica, Impetigine d'Augusto, Faccia ulcerosa di Tiberio, Corruzioni de' genitali in Massimiano, Malmorto, Safati... cogli effetti locali alle pudenda, cioè Gonorrea, Antrace, Panico-lo, Ulcere, Porri, Arsura... ne abbia fatto tante malattie quante ne furono le rispettive forme, ad onta che essa ne ripetesse ognuna dalla sola e vera causa, cioè dalla venere impura? (i65).
Pare strano, ma pure è comune in tutte le scoperte, che presto si si avvicini, ma che tardi si afferri la verità. Quasi tutti i primissimi osservatori del morbo gallico lo attribuirono alla Venere impura. Dal decreto dell' Imperator Massimiliano del 1^93 apparisce, che si sapeva esserne i postriboli la sorgente (166). Gli Statuti del Lupanare di Faenza, scritti del i497> ne parlano come di malattia propria delle meretrici. Fin dalla prima metà del secolo XVI, Bethgncourt il primo gli diede il nome di male venereo. Paracelso subito dopo ebbe a
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