Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene
ao/j.
Dall'avermi sentito parlare più spesso d' Isole* e di paesi marittimi, che di continentali pei' tutto il decorso di questa storia, la vostra perspicacia, o Signore, avrà argomentato, che io calcoli i porti di mare quai fomiti del nostro contagio. Lucrezio vuole endemica esclusivamente delle rive del Nilo la elefantiasi, o la lebbra : altri la vogliono indigena dei contorni dell'Eufrate: e tutti tengono la città di Alessandria per patria di siffatta malattia. Quel Giaws, che domina le coste dell'Africa, è appena noto nell'interno. Il morbo gallico di Napoli, di Malta, di Venezia, di Trieste, di Genova ec. di Marsiglia, di Tolone e della Provenza ec. di Barcellona e della Biscaglia ec. di Cipro, di Candia ec. di E-dimburgo, di Londra ec. è tanto famigerato che va in proverbio.
I navigatoli passarono sempre per gente libidinosa, sia peli' influsso dell' aria marittima, sia pe' cibi salini, sia pegli estremi d'incontinenza e di dissolutezza, e sia finalmente per la necessità della Venere vulgivaga e variata. Erodoto e Plutarco, dice Sprengel, assicurano, che ai sacerdoti Egizia^ ni non era in alcun luogo permesso cibarsi di pesce. Forse la cagione di questo divieto si fu perchè i pesci fomentano la tendenza ai piaceri del sesso. Altrove abbiamo visto, che fu incolpata come causa principale del Judham appresso gì' Indiani l'uso generale del pesce. Strabone, parlando del concorso e delle immense ricchezze del Tempio di Venere in Corinto dice, che i nocchieri facilmente vi
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