Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene
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tennero il morbo gallico o per vera lebbra, o per una degenerazione della lebbra. Della classe de' medici nominerò principalmente Aquilano Cuma-no, Manardo Langio, Biondo, Zacuto, Musitano, Ta-ni, Scillazio, Rangone (167), Beroaldo, e per mille altri Sprengel, Swediaur e Becket; e della classe degl'interpreti della Bibbia Vatablo, Cipriano, Pineda, Bolduco e Calmet. Qui cade in proposito un passaggio del Torella, da cui apparisce, che i Valentini, i Catalani e gli Arragonesi, dopo lungo esame di libri, chiamarono il morbo gallico morbo di s. Semento, perchè nel duodecimo libro del Cristiano, pubblicato da Maestro Francesco Xime-nes, trovarono scritto, che un morbo simile altre volte avea invaso il mondo: e che infatti il morbo di cui fa menzione quel libro nel regno di Francia è usitato ed antico: che inoltre siccome da s. Lazzaro il volgo chiama il morbo di s. Lazzaro, cosi i Francesi dicono morbo di s. Semento il Ma'imor-to, perchè, invocato il di lui ajuto, moltissimi guariscono, e massime se vanno a piedi, ed accattando fino al di lui corpo, che si conserva in gran venerazione nella Brettagna (168). Consta da tutte le storie, che il Santuario di s. Main, o s. Mento, o Semento in Brettagna era frequentatissimo dai lebbrosi . Ecco adunque preso il morbo gallico per lebbra dagli Spagnuoli, come già lo abbiamo veduto appresso lo Scillazio. Merita particolare attenzione poi Bajon, che avendo lungamente soggiornato alla Gajenna e Gujanna Francese, assicura di aver
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