Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene
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riscontrato un' analogia tanto manifesta tra il Pian d'America, il Morbo Gallico d'Europa, ed il Mal Rosso della Cajenna (generalmente considerato per lebbra) che opinò non essere quest'ultimo che imo di que' mali degenerati, ai quali circostanze peculiari imprimono una nuova fisonomia.
Difensori diretti sono poi (169): Giovio, medico, storico e Vescovo illustre, il quale decisamente attribuisce la introduzione della lue venerea agli E-brei scacciati di Spagna: il gran Sidenbamio (170), che giudicando identico il mal venereo col Giaws della Guinea, ne ripete la importazione sull' Europa dai Mori. Abbiamo veduto nella Lettera precedente, che Athay Aly Khan di Delhi attribuisce la importazione di tal contagio nelle Indie Occidentali agli Schiavi d'Africa: e finalmente Gruner, modello di erudizione, nel suo Afrodisiaco, dopo molte dubbietà sembra decidersi per l'origine Marrani-ca: aut Marranos accuses, aut Oeritas in tene-bris semper jaceat necesse est.
Ma chi crederebbe, o Signore, che il sostenitore principale della novità della lue venerea lo fosse poi ad un tempo stesso della di lei antichità?
Eppure cosi è. L'insigne Astruc non potendo spiegare la certa esistenza del morbo in molti paesi mediterranei dell'Asia e dell'Africa, anteriormente alla scoperta d'America, lo stabilisce indigeno, od endemico del clima della Zona torrida. Ecco che la verità tanto più risplende, quanto più si cerca di oscurarla (171).
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