Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene

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      a minorarlo, assoggettando l'arte meretricia alla doppia pena della infamia e della multa. In que' tempi e paesi, dove la prostituzione facea parte del culto ( tempi e paesi di pagana teocrazia ) la offerta, che davano i sagrificatori alle sacerdotesse di Ve- -nere, veniva erogata a benefizio delia religione. Tutte le Babilonesi una volta in vita doveano entrare nel tempio della Dea Militta, ossia della Bellezza, e colà dopo di aver messo a parte delle loro grazie più saporite i ricorrenti, del guadagno qualunque faceano obblazione a quella divinità. In Cipro le figlie di Citerà sulla spiaggia del mare si abbandonavano ai forestieri, e poi deponevano il prezzo delle loro primizie sull'altare di Venere: in seguito se lo appropriavano per formarsene la dote, colla quale sembra che intendessero di condire le loro e-stremizie destinate ai mariti. Nel Giappone vi hanno certe donne, che vivono in comunità in case appartate : esse, dietro ai loro devoti pregiudizj,si danno in braccio a chi viene, e portano parte del loro guadagno ad un ordine di monaci, a cui sogliono stare sottomesse (179).
      Ma i cittadini di Atene e di Roma erano abbastanza illuminati per non riguardare la prostituzione qual sacrifizio di devozione grato alla divinità, anzi solo qual atto quanto necessario e compatibile colle leggi civili , però altrettanto profano e vizioso. Quindi il senato di Atene, nella epoca appunto più luminosa di quella Repubblica, metteva al pubblico incanto annualmente il dazio delle


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Sulla storia de' mali venerei
Lettere
di Domenico Thiene
Missiaglia Editore
1823 pagine 303

   

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