Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene
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municipio, il quale ne ricavava un annua rendita. Ancora del ì/po ogni meretrice della città di Toul era tenuta a pagare sei soldi.
- Già avete sentito, che sotto Innocenzo VI del i555 fu abolita la tassa, che le meretrici romane erano in dovere di esborsare ai ministri pontificii. All' opposto sotto Alessandro VI siffatta tassa venne confermata negli Statuti relativi all' esercizio dell' arte meretricia della città di Faenza nell'anno 1497 (182).
In quel torno di tempo Filippo Beroaldo il vecchio, letterato di Bologna, dice, che nella sua patria le donne pubbliche erano obbligate ad un pagamento mensile verso quel magistrato, che si chiama il Prefetto delle bollette.
Durante il pontificato di Leone X furono accordati ai postriboli i privilegi emanati in epoche anteriori, a condizione però, che alla morte di ogni cortigiana tutti li beni mobili ed immobili, che lasciasse, dovessero passare a beneficio del convento di santa Maria della Penitenza. Sotto Clemente VII essendosi veduto, ch'erano mal eseguite tali disposizioni, perchè la maggior parte delle meretrici facea de' contratti vitalizj, onde deludere l'aspettativa di quelle povere religiose, vennero proibiti lo* ro i contratti a vita, se prima non avessero rilasciato il quarto della somma al predetto convento.
Agli statuti dei Visconti, relativi alle discipline dei bordelli soggetti al loro dominio, è annessa la tariffa delle spese, che le meretrici incontravano,
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