Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene
Ma più presto è mali eia di natura.
Sidereo intluxo, corrution de' humoriConglutinati nella gente oscura.
Che se ben miri fra gli superioriDa questo morbo son poc' ulcerati,
Perchè '1 mal se declina agli inferiori.
Gli ben vestiti, e gli meglio cibatiDa morbi son temuti, e morte anchora :
E poverelli i primi sotterrati.
Negli anni del Signor per nui si adoraNovantaquattromille e quattrocento
Sto mal venne di Gallia in sua malhora.
D' alcun non conossuto a compimentoLedendo Italia, e molte terre e gente
Fatto ha in Dalmazia e Grecia gran spavento.
Gli medici ambigendo variamenteDe risanarlo, vedendol si horrendo,
E pien di qualità tanto putente :
E che se muta in tarli, dilabendoDal capo sino a piante con gran noglia
Cum febre rara, ma poco dormendo,
Pertanto smesurata e longa doglia 1 ' ^ Ne le juncture, nervi, polsi e vene,
Che el par l'alma dal corpo partir voglia.
Chi dovesse enarrar tutte le pene,
Che quel induce, el croceo e crasso humoreChe da verruce strane stilla e viene,
Non basterebber gli anni, non che 1' ore.
Non basterebber penne, inchiostro e chartaA scriver le miserie del malore.
Che labra, lingua, fauce e petto squarta,
Flecte le gambe, brazza, mano e dita,
E membra cum pruriti a graffiar arta ;
Poi vomitando fuori la pituitaColera, se comenza a risanare,
E quasi ritornar da morte a vita.
Dagli Empirici usati a medicareNeil' Occidente a 1' infirmità ria
Gli ottimi unguenti queritan celare-
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