Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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« bant hostias, extorum cognitioni se maxime dediderimt : » dal che le loro cognizioni anatomiche. Gli animali che restano dei loro dipinti hanno per ciò giusta ed esatta proporzione anatomica nei muscoli e nell'effigie. L'interpretare i fenomeni fisici più ovvii e necessari a conoscersi, costituì la fisica degli Etruschi, digesta in appositi libri detti da Cicerone (0 Aruspicini, Fulgu-rali, Tonitruali, quali presso i Romani presero il nome di Augurali: « quorum alia sunt posita in monumentis et disciplina; quod Etruscorum declarant Aruspicini, Fulgurales et Tonitruales libri, « nostri etiam augurales. » L'Aruspicina e l'arte divinatoria furono quelle discipline che più da vicino riguardarono la medicina; e lo stesso Arpinate lasciò un trattato della divinazione.
Ecco quanto di comune (2> TAruspicina e la divinazione ebbero con la medicina. In primo luogo vengono i criterii adoperati dagli Aruspici nel predire il futuro, innanzi di immolare le vittime e dopo immolate, ossia dopo la dissezione anatomica. La istituzione degli Aruspici rimonta all'epoca di Romolo, che Tin-tradusse in Roma, e i primi Aruspici furono tutti Etruschi. Loro primo scopo era di osservare attentamente la natura della funzione respiratoria, e la quantità di sangue più o meno copiosa, non che i caratteri fisici del medesimo.
Nella dissezione reputavano 0*), come segni fausti od infausti, l'aspetto e il colóre delle viscere e delle fibre, il difetto o l'anomalia di alcuni organi importanti alla vita, e ispezionavano se esistessero ascessi o tumori preternaturali. Visceri speciali all'augurio erano il fegato, il polmone, la milza, il cuore, i precordii, i reni, la lingua; ma la loro attenzione massima era sul fegato, essendo sempre il primo e il più lungamente esaminato. Infatti, i suoi ottimi caratteri annunciavano buona ventura, in specie se fosse di colore normale, non cosparso di macchie, se la parte superiore si rinvenisse aumentata, duplicata o doppia, e se le fibre della por-
fi) Ciceii. — De divinatione; Lib. i, 33.
(2) Dempstero — Antiquit Romanar. Corpus absol; Cap. xi, De Haru-spicina et Extispicio, pag. 217.
(3) Heyne — Opuscula Academica; Tom. i, 257. Gottinga, 1802.
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