Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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sero dalle ferite inflitte dallo spietato dardo dei cacciatori, mangiando un'erba chiamata dittamo, e le cerbiatto, poco prima di partorire, andassero in cerca di una erbicciuola conosciuta sotto il nome di scselis. E sì grande risuonò la fama della scienza divinatoria che lo stesso Cicerone O) esclamava che tutto ciò che sapeasi dagli Etruschi era d >no degli Dei immortali: « veterem • « ab ipsis Diis immortalibus, ut hominum fama est, Etruriae « datam disciplinam. »
Da un solco scavato nella terra surse il maraviglioso fanciullo Tagete che sotto apparenze puerili ])arlò con senno da vecchio all'attonito aratore. Egli dischiuse i tenori della scienza cantando i precetti dell'Aruspicina, ovvero della morale, della società, della religione, del lato delle anime, della ispezione delle vittime, dei lampi, delle folgori. Die insegnamenti sui fenomeni fisici, sul corso e varietà delle stagioni, piogge e tempeste, nonché nozioni pratiche sull'agricoltura, sull'arte di concimare i campi, sulle sementi: sul modo di tenere lontani i malefìci influssi e conseguire abbondanti e rigogliosi ricolti. Questo mito riferito e commentato da Cicerone, Ovidio, Ammiano, Censorino, Coluniella, Pesto, Arnobio e Lattanzio, non è che il riassunto di quanto cono-sceasi dagli Italiani di proficuo e necessario sulle arti indispensabili al vivere civile e alla pubblica utilità. E se al detto di Censorino (*): « disciplinam cecinit extispicii », o secondo Ovidio (3):
.....primus Etruscam
Edocuit gciitcm casus aperire futuresnon può dubitarsi che i primi moventi alla salute pubblica nacquero dal grembo dell'agricoltura, che formava la più feconda e stabile dovizia dell'antico suolo italiano. La coltura delle selve sacre non fu che una conseguenza immediata del vantaggio che colle salubri modificazioni dell' aria, gli alberi resinosi e di grosso fusto apportavano in tanta vastità di territori. Dai vege-
(1) Cicero — De Haruspic. responsi s; 10.
(2) Censorixo — De die nat.; 4. Leida, 1743.
(3) Ovidio — Metamorf.; xv. 533.
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