Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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Senza perdermi nelle incertezze dei tempi anteriori a Roma, senza indagare se gli Aborigeni, i Siculi, ed altri abbiano occupato il suolo che la storia e la tradizione assegnano agli ardimentosi nepoti di Amulio e loro compagni ragunaticci e venturieri ; tutti gli archeologi sono d'accordo nel considerare come Roma sorse anche anticamente laddove è al presente. Dal primo punto abitato, ossia dalla Roma quadrata di Romolo sul Palatino, il suo perimetro si estese gradatamente con maggiori ingrandimenti; il più notevole quello di Servio Tullio, fino a quello di Aureliano, l'istaurato da Onorio che forma le mura della città ai nostri giorni. Come pure le condizioni geologiche non hanno gran che variato dai primi tempi di sua fondazione, non così le igieniche, di cui a suo luogo, quali hanno ispirato all'Aleardi di dare alla campagna Romana l'appellativo diCalva, desorta come una maligna Fascia di solitudine e di febbri.
II. Quella vasta estensione di -terreno, che si chiama Agro Romano, non era però ridotta un deserto melanconico, come ai nostri tempi. Tutto lo spazio che intercede tra i monti Laziali, Lucani, e Prenestini fino alle piagge marine, avea città, paghi, villaggi, se 11011 formidabili, abbastanza notevoli da opporsi all'impeto conquistatore dei primi Re guerrieri di Roma che a grande Mica poterono dilatare il nascente impero per le vigorose resistenze delle genti limitrofe etnische, sabine e latine, popoli potentissimi in armi e in civili istituzioni. Nella riva destra del Tevere stanziavano gli Etruschi, e città poderose erano Vejo e Cere, con altre piccole città .e borgate considerabili. Il Lazio sulla sinistra man-teneasi potente per le città di Gol lazi a, Coriolo, Satrico, Gabio, Ardea, Laurento; mentre che i Sabini, padroni del vasto territorio che si stende fra il Tevere e TAniene, possedevano Ameriola, Fi-culle, Fidene, Cameria, Crustumerio, Antemna, Cenina, che figurano già nelle prime guerre di Romolo.
Di queste numerose città più non rimane vestigio non solo ai dì nostri, ma erano scomparse dal mondo fin dall'epoca di Plinio, che nel solo Lazio enumera oltre varie clava oppicla cinquantatre\
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