Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto

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      popoli concludendo come non restava a suoi tempi più traccia di loro (l\ « Ita ex antiquo Latio quinquaginta tres populi periere sine vestigiis. »
      Sia per caso o per politico intendimento, che è ozioso qui investigare, il primo punto abitato da Romolo fu il Palatino esposto come il Celio e l'Aventino verso il mezzogiorno dell'attuale città. Numa vi aggiunse il Capitolino, e porzione del Quirinale. Tulio Ostilio circondò di mura e aggiunse agli altri il Celio. xVnco Marcio forse l'Aventino; e ingrandì la città unendovi, mediante il ponte Sublicio, il Gianicolo.
      Tarquinio Prisco e molto più probabilmente Servio allargò le mura di Roma dalla parte orientale costruendo la famosa cinta Serviana che contiene l'Esquilino e il Viminale e la parte del Quirinale non ricinta da Numa. Roma non ebbe ingrandimento maggiore dei suddetti fino all'epoca di Aureliano che aumentando la cerchia, forse per motivi strategici, sulla sponda sinistra delTevere, impedì, secondo alcuni, il libero scolo delle masse delle, sorgenti urbane. Queste sono le opinioni più comunemente accettate sia per tradizioni che per istoria, e che pienamente lascio discutere agli archeologi antichi e moderni (intorno a che regnano gravi questioni) non interessando per india al mio assunto. Basta ad uno studio topografico stabilire che la Roma attuale è la medesima di quella del suo evo primitivo come fu ingrandita dai Re, e che la parte del Settimonzio fu la prima abitata.
      Lo stabilire le città in alto fu abitudine di tutti i popoli an-<0
      che i meno civili, essendo nell'ordine naturale che le valli e i bassi fondi siano insalubri e privi della più sana aereazione dei luoghi elevati. Anche di Roma avvenne il medesimo, sebbene la prima località abitata non fu la più salubre come esposta ai venti australi. Ma forse necessità di forte ricovero, quale sembra essere stato il Palatino per Romolo e i suoi compagni, non fece avvertir molto le condizioni fisiche del luogo, rese peggiori dalla palude Velabra, che si estendea fra il detto colle, l'Aventino ed il Capitolino, ed era fomite di quella insalubrità che obbligò un completo
      (1) PlinioLib. iii, cap. x.
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Storia della medicina in Roma
Al tempo dei Re e della Repubblica
di Giuseppe Pinto
Tipografia Artero e Comp.
1879 pagine 434

   

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