Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
In seguito Mecenate vi fabbricò magnifiche case ed orti, ed Orazio M magnificando le opere del suo protettore, da lui chiamato prole di re, lasciò così scritto:
Hic prius angusti* ejccta cadavera cellis Conservus vili putanda Iocabat in arca : Hoc miserae plebi stabat comune sepulcrnm.
Nane lieet Esquiliis liabitare salubribus, atque Aggere in aprico spatio ri; quo modo tristes Albis informem spcctabant ossibus agnini.
Nella prima età dei re ebbe Roma piccole ed esigue case, come pure nei primi tempi della repubblica. Quella di Romolo fu descritta come costrutta di canna e strame da Ovidio
Adspice de canna straminibnsque clomusEd il medesimo facea notare come una località abbastanza meschina potesse servire di reggia a Numa Pompilio.
Hic locus exiguus Regia magna Numae.
Parimente Valerio Massimo (3) attesta come nell'epoca reale, sull'antico Campidoglio, erano umili case, e il sacro fuoco di Vesta era rattenuto entro vasi di creta. Vestae focos ftctilibus vasis con-tentos. Queste abitazioni erano tutte a piano terreno; finché aumentando ben presto la moltitudine della popolazione della città, fu d'uopo cambiare sistema e giungere a maggiore altezza di edifìcio « eum area plana non posset postea recipere multitudinem, ad altitudinem aedificiorum res ipsa coegit devenire. » E parlando Ovidio del tempio di Giove Capitolino, come del più magnifico che vi esistesse, si esprime che appena il simulacro del Nume poteva starvi del tutto adagiato:
Iupiter angusta vix totus stabat in aede.
(1) Orazio — Lib. i, Satir. 8.
Ovidio — Fasti; Lib. vi e iv.
(3) Valerio Massimo — Lib. i, cap. 8.
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