Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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« nulhim melius, ampliusve tectum fieri possit, quam casa illa conditoris est nostri, non in casis, ritu pastorum agrestiiiinqne « liabitare est satins inter sa^ra Penatesque vestros, quam exsulatum publice ire?» La casa di Romolo* fu conservata tra le
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cose sacre in pubblica custodia sacerdotale fino ai tempi di Vi-truvio (0.
Laddove però si segnalarono i Romani fu nel migliorare le tristi condizioni igieniche del suolo, e stabilire adequata spesa del pubblico danaro nella costruzione e allargamento delle strade, nelfaprirè le cloache e nelfarricchire Roma di moltissime acque, in guisa che cominciate silfatte opere nelf epoca dei Re, continuate nell'epoca repubblicana, toccarono il sommo ai tempi di Augusto imperatore. Livio <2) dice chiaramente come fossero decretate somme, onde le vie e i luoghi nei prischi tem; i pulve-rulenti e melmosi si migliorassero con pietre, e si costruissero e mantenessero le cloache, e come fosse cura dei censori costruirle là dove non esistessero. « Opera deinde faeienda ex pecunia « in eam rem decreta, lacus sternendos lapide, detergendasque « quo opus essent cloacas. In Aventino et aliis partibus quo « nondum erant, censores faciendas curaverunt ».
V. Copia stragrande di acque fluiva in città per mezzo di acquedotti, in guisa da esserne il ricettacolo altrettanti fiumi secondo l'enfatica espressione di Alessandro Donato (3). Esse destinate furono a moltissimi usi e sopratutto alla salubrità somma che le acque molte, correnti e potabili dovevano arrecare laddove esistevano per la poca inclinazione del terreno depositi di acque ferme e stagnanti, cui grande contingente somministrava certo il frequente straripare del Tevere.
E a cominciare dal grande lavoro della cloaca massima costrutta a maniera etnisca in solidissima pietra di Gabi, narra
(1) Vi truvio — De A r chi tee t. ; Lib. u
(2) Livio — Decade ili; Lib. i, cap. 9.
(3) Doxatus Alexander — De Urbe Roma; Lib. ni, cap. 20, apud tìraev.
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