Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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Il culto di Esculapio fu introdotto tardi, e molto più tardi quello della Dea Cibele, trasportato dalla Frigia C1).
Il gran concetto assimilato re aggiunse ai predetti altri Numi, ma ciò avvenne per le rapide conquiste di tante nazioni, che obbligarono i Romani a metter d'accordo le mire politiche colle idee religiose altrove rinvenute. Gli storici hanno conservato la celebre forinola del giuramento di Decio (piando votossi ai numi per la salute della patria: lane, Iupiter, Marspater, Quirino, Bellona* Lares,Dii nocenstles,Du intWjetes (2K In progresso di tempo cambiò pure la forinola del giuramento, dicendosi in luogo di Meclius Fi-dliis* Me hercle, Me Castor. In luogo di essere gli Iddìi romani, originati da fonte indiana o dalla greca, derivarono meglio, come osserva dottamente il Cantù da remote credenze nazionali, dall'indole del popolo e del tempo, e più ancora, come io penso, dall'acutezza di senno dei primi reggitori dello Stato. I due Lari pelasgi Vesta e Pallade furono i primi ad essere adorati; quindi il latino Giano e il sabino Marte, chiamato anche Sabo. La mitologia romana dalla greca differiva nell'attribuire agli Dei funzioni analoghe a quelle indispensabili alla conservazione e perfezionamento dell'uomo. Da Saturno e Opi o Bona che personificavano, secondo Varrone (4), il cielo e la terra, faceano discendere Giunone, Vesta e Cerere emblemi del matrimonio, della casa e della fertilità.
Per (pianto si vadano attentamente spiando e commentando le tradizioni e i fatti degli antichi non si è trovato un solo popolo che, come il Romano, abbia avuto tanto a caro disvestire di mito religioso tutto ciò che concerneva la pubblica e privata salute. Ed il sacerdozio non era un ordine a sè, serbato ad una sola classe di persone, ma ciascuno poteva esservi aggregato che avesse meriti speciali a compiere quel tale o tal altro oflìcio, destinato a mantenere e a promuovere sotto le parvenze religione il be-
(1) Sigonio — De antiquo jure Romanoru/n ; Cap. vili.
(2) Livio — vm, 9.
(3) Cantù — Storia, deuli Italiani; vi, pag. 75. Torino, 1857.
(4) Varrone — De Lingua latina; v, 57.
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