Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto

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      religiose, e cita fra gli altri il tempio della Dea Febbre sul eolle Palatino, della mala Fortuna nelU Esquilino ed il culto alla Dea Orbona o Cecità nel tempio dei Lari. Con buona pace dell' ira Tulliana pur tuttavia la Febbre ebbe non uno ma più templi in Roma: e Valerio Massimo distinguendosi dagli altri, narra come ad minits nocendum non solo ve ne era uno nel Palatino, ma un secondo nell'ara dei Mariani ed un terzo nella sommità del Vico Longo. Quello sul Palatino sembra fòsse situato nella parte occidentale che guarda il Velabro. Il posto del secondo, quantunque più contrastato dagli archeologi, sembra, per prevalente opinione del Fulvio e del Marliano commentati dal Nardini, essere stato nell'Esquilino ove esistevano le case dei Marii o Mariani. Il terzo tempio situato, giusta Varrone, nella regione transtiberina e precisamente nel Longo Aquilejo (donde forse trasse il nome l'attuale via della Longara) era adiacente al famoso tempo di Escnlapio da cui lo divideva un solo ponte. Il simulacro di questa divinità rappresentava, a detto di Luciano, una figura di donna in atto di bere, calva, seminuda, dalle vene turgide, dal ventre gonfio. Proci offerte, invocazioni, sacrifici e ringraziamenti indirizzavano i Romani alla Dea Febbre, come a tutte la altre divinità salutari. Ad essa si davano a pomposi titoli di diva, magna, santaFEBRI DIVAE FEBRI SANCTAE FEBRI MAGNAE CAMILLA AMATA PRO FILIO MALE AFFECTO . P
      e nei templi a lei dedicati si prendeva nota dei rimedi: « remedia,
      « (piae aegrotorum corporibus adnexa fuerant, deferebantur <2). »
      Su questo importantissimo tema della Dea Febbre veggasi una memoria del chiarissimo dottor Giuseppe Demattheis, edita in
      (1) Valerio Mass. — De Insta. ani.; Lib. il, cap. 5.
      (2) Bourdelosio — Philopeudis; 834.


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Storia della medicina in Roma
Al tempo dei Re e della Repubblica
di Giuseppe Pinto
Tipografia Artero e Comp.
1879 pagine 434

   

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