Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
— Olii petto era sacro a Nettuno, come quella parte che nel nuoto maggiormente lotta con l'infido elemento; il fianco al Dio Marte, e al Genio la fronte come quella che, secondo Festo, solea toccarsi in atto di venerazione agli Iddìi. Le sopracciglia erano dedicate a Giunone perchè atte a proteggere e difendere gli occhi dalla troppo viva impressione della luce da cui la consorte di Giove prendeva nome di Lucina.
Gli occhi erano sotto il patrocinio di Cupido figlio di Venere, (piasi specchio per cui entravano le più dolci impressioni della simpatia e dell'amore. Fulgenzio, autore dei bassi tempi, riferisce che gli occhi furono consacrati anche a Minerva. Le orecchie, secondo Servio, furono invece sacre alla memoria. Il luogo dietro l'orecchia destra, corrispondente all'apofisi mastoidea degli anatomici, fu attribuito a Nemesi e si riteneva, per esprimermi con le stesse parole di Plinio W, che toccando coll'estremità del dito mignolo la bocca da quel punto, si otteneva venia dai numi. Il tempio di questa Dea quantunque esistente in Roma non ottenne nome dai Latini.
Il dorso e le parti posteriori erano, secondo Artemidoro, sacre a Pluto, Dio dell'Inferno: i reni e le inguini a Venere: i piedi a Mercurio: le ginocchia alla Pietà: i talloni e le piante dei piedi a Tetide: le dita a Minerva. Sul quale argomento veggansi Servio, Giraldo, Adriano e Ginn io.
Circa il culto reso alle suddette Deità, di cui mi sono or ora occupato, raccogliendo per (pianto è stato possibile tutto quello che ne hanno riferito gli autori di tutti i tempi, appoggiato alla storia, alla lapidaria e alla numismatica, credo opportuno aggiungere qualche considerazione che può essere di molta importanza e conseguenza.
Abbiamo veduto primieramente come i Romani non si astennero di coltivare i loro antichi numi presi dall'Etruria, dal Lazio e dalla Sabina, ove nacque il famoso legislatore e Re Ninna Pompilio. Questi seguì quelle utili tradizioni che, vestite di religioso prestigio, attribuivano sì alta importanza a tutto ciò che riguar-
(1) Plinio — Li!>. xi, cap. 41.
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