Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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per fatti militari e trattati di commercio, sia perchè il Greco Tarquinio rifugiatosi in Corneto, ove divenne Lucumone etrusco e quindi in Roma, ove riuscì ad essere eletto Re, portasse secolui le notizie sulla rinomanza de' Numi ed Oracoli della* Grecia. Nè sembri ozioso di osservare in tale istante che prima del tempio di Esculapio in Roma, esisteva in Italia e precisamente in Anzio nei Yolsci un tempio omonimo con egual culto e sacerdoti. Ne parlano Valerio Massimo Ovidio, ed Aurelio Vittore, che nel descrivere il viaggio della legazione di Epidauro nel suo ritorno in Roma, così si esprime : « Romani ob pestilentiam, responso « monente, ad Aesculapium Epidauro arcessendum decem legatos, « principe Quinto Ogulnio, miserunt. Qui cum eo venissent, et simulacrum ingens mirarentur, angnis e sedibus suis elapsus, « venerabilis non horribilis, per mediani urbem cum admiratione « omnium ad navem Romanorum perrexit, et se in Ogulnii tabernaculo conspiravit. Legati Deum vehentes, Antium provecti sunt ubi per mollitiem maris, anguis proximum Aesculapii fanum petiit, et post paucos dies ad navem rediit, et « cum adverso Tiberi subveheretur, in proximam insulam desilivit: ubi templum ei constitutum, et pestilentia mira celeritate « sedata est. »
Secondo Valerio Massimo, Ovidio e Vittore, esisteva adunque prima di quello eretto in Roma un tempio di Esculapio vicino ad Anzio, dove il portentoso serpe viaggiatore s'intrattenne pochi giorni, per quindi rientrare nella nave, e appiattato nella stanza di Quinto Ogulnio, raggiungere come mèta del viaggio l'isola Tiberina, ove gli venne fabbricato un tempio magnifico, dopo di che la pestilenza come per incanto cessò.
Tale avvenimento ammesso concordemente dagli storici di ogni epoca fece talmente impressione da essere notato con ogni accuratezza; e per renderlo immortale, fatto incidere dai triumviri monetali nei nummi consolari di oro, di argento e di bronzo.
(1) Valerio Massimo — i, 8, 2. Ovidio — Metamorf.xv, 718. C. Aurelio Vittore — Viri illustres; Cap. 22.
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