Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
CAPO V.
Leggi sanitario dei Re — Matrimonii, parti — Opere pubbliche — Legazioni speciali all'estero —Provvedimenti igienici delle XII Tavole, edilizii, censori — Leggi suntuarie o cibarie — Magistrati e norme sui venefieii.
L Sia che le leggi sanitarie presso i Romani fossero il risultato di lunghi studii, cui savissimi ed intelligenti legislatori sidedicarono, ovvero tradizionale retaggio delle consuetudini degli
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antichi popoli italici esistiti ed educati a civiltà prima dPRoma, è innegabile che la salute privata e pubblica fu in cima d' ogni pensiero di quel popolo famoso, quantunque da chi consideri superficialmente la storia possa per avventura ritenersi il con-- trario; attese le guerriere abitudini e la scarsa coltura del popolo romano, le intestine ed esterne discordie da cui fu esso dilaniato per tanti anni.
Non vi è poi parte dello scibile umano che non abbia lasciato traccia della sua esistenza in Roma non solo nell'èra repubblicana, più prossima e più conosciuta, ma ancora in quella che i Nibu-risti chiamano oscura e mitica, ossia dall' origine di Roma alla guerra dei Galli.
La Medicina ebbe grandissima parte nella generale coltura d'allora; e quando veniva esercitata con coscienza e intelligenza, mantenendosi in un terreno praticamente utile, limitava le sue mire a stabilire le norme igieniche che meglio giovar potessero alla pubblica e privata salute. Cosicché la medicina prima dell'immigrazione dei medici greci, essendo tutta compresa nell'igiene, era semplice e atta più a conservare la sanità, così necessaria a gente •
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