Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
agli indigeni, e reputasse degno di uomini liberi l'esclusivo esercizio dell'Agricoltura e della Guerra, tuttavia considerò l'esercizio di qualsiasi arte ottimo sotto ogni rapporto fisico e sanitario « quia Tidebat eorum vitae generimi beneficio homines « ventri imperare, et illicita venere minus capi. »
Numa Pompilio l1) suo successore vissuto, secondo che narra Cicerone (*), molto innanzi Pitagora, « qui annis permultis fuit « quam ipse Pythagoras », fu grande conoscitore delle cose della natura, « rerum natura requirit (3J », ed ebbe sapienza di istituire ottime leggi sotto il rapporto civile e religioso. A lui si attribuiscono molte nozioni di fisica specialmente sull'attrazione dei fulmini e sull'arte di richiamarli in terra col palo elettrico W. Egli istituì ancora savii precetti sulle qualità e gli usi alimentari dei pesci ed insegnò al popolo l'arte di ridurre il farro a squisito nutritivo alimento (*), mettendo tanta importanza in questa bisogna da imporla come cosa emanata dagli Iddii. Di guisa che non po-teasi a quelli sacrificare se non farro torrefatto nelle Ferie For-nacali istituite a tal uopo dalFistesso Numa.
Provvide egli inoltre all'igiene dei matrimoni ; e mentre Licurgo prescrisse che le donne non potessero andare a marito se non molto tempo dopo l'età della pubertà, Numa invece, onde le donne si conservassero pure e incorrotte, stabilì l'età del loro matrimonio non prima della pubertà bensì, ma neppure molto tempo dopo trascorsa la medesima.
Divise egli altresì il popolo in arti e mestieri con propri templi e statuti: provvide all'ampliamento e al benessere della nascente città, e morendo lasciò scritti alcuni libri di filosofia e religione non pervenuti sventuratamente fino a voi.
Giovi intanto osservare che al suo tempo nuove colonie greche si stabilirono in Italia. Queste fondarono nella parte meridionale
(1) Dionisio — Lib. i, 53.
(2) Cicero — De oratore; Lib. n.
(3) Ovidio — Metamorfosi; Lib. x\\
(4) Dutens Luigi — Origine delle scoperte. Ginevra. 1700.
(5) Plinio xviii, 2.
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