Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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lPerò l'importanza del tema mi astringe a semplicemente accennarle di volo.
Il codice romano stabiliva pene tremende contro gli avvelenatori. Sotto i consoli C. Valerio Fiacco e M. Claudio Marcello, ossia nell'anno 422 di Roma, previa discussione sui veneficii, fu emanata una legge che secondo Livio H) valse a impedire per moltissimi anni che alcuno di sì innumerevole popolo venisse citato in giudizio per delitto di veneficio.
Una legge consimile detta Cornelia, dal ferocissimo suo autore Lucio Siila, fu da Cicerone W stupendamente commentata. Essa dannava alla pena capitale non soltanto gli avvelenatori e i venditori di cattivi medicamenti, ma richiamando alla prima osservanza le disposizioni delle leggi decemvirali: « qui malum Carmen « incantassi » dannava ancora quelli che con magiche incantagioni uccidevano uomini. Dovea inoltre un giudice « quaerere de « veneno » ossia fare ricerche sul veleno, sui fabbricatori, venditori, compratori, possessori, somministratori, uomini, donne, liberi, servi di qualunque grado e condizione.
E che prescelto fra gli Edili esistesse un apposito magistrato col titolo di giudice dei veneficii è provato da una lapide, riportata dal Marini (3), dal Fabretti M e dal Maffei (5), così concepita:
Q III VIR . A . A . A . F . F . AED . CVR . IVDEX VENEFICIS . PR . REPETVNDIS CVRATORVIS STERNVNDIS . COS . CVM . M . PERPENNA
Il Marini sullodato ritiene che questa lapide venisse eretta sotto il consolato di Appio Claudio Pulcro negli anni di Roma 624.
(1) Livio — Lib. vijj.
(2) Cicero — Pro Aulo.
(3) Marini — Atti ; i, 180.
(4) Fa rretti — Cap. x, 501).
(5) Maffei — 403.
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