Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto

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      rugiada mattutina, come quella dei primi crepuscoli della sera sono state sempre ritenute per veicolo potentissimo d'infezione miasmatica.
      Queste idee pratiche di Vitruvio e quelle che in appresso esporrò sembrano non essere completamente sue, ma di tempi anteriori, da lui raccolte, se parlando di tale argomento si riporta a ragioni fisiche enumerate da altri: velerem revocctndam censeorationem.
      Nel testo riportato, osservisi come egli chiami avvelenati, vene-natos, gli spiriti, ovvero l'aria corrotta contenente gli infusorii palustri, che non ammettonsi dai recentissimi botanici come unici fattori di malaria, ma come concomitanti la fermentazione putrida di altre sostanze organiche, ridotte in condizioni da non poter vivere per il ritiro delle acque. E sebbene sia di loro più abbondante il putridume vegetale, pure lo spirito degli insetti palustri di Vitruvio ò universalmente ammesso.
      Come ancora l'effetto settico-emico e infettivo ledente i visceri, costatato dall'anatomia patologica nel fegato dei morti da infezione miasmatica e indicato sotto il nome di pigmento melanoemico, (che rinvenuto pure nella milza e nel sangue della vena delle porte produce la melanoemia di Wirchov, Niemeyer, Frerichs, Cantani ed altri moltissimi) sembra essere stato già avvertito dai nostri maggiori. Infatti, secondochè riporta Vitruvio, quando voleano costruire delle mura o delle case, in prova della salubrità dei luoghi, uccideano qualche capo di bestiame, ne ispezionavano i visceri, e se erano nerastri (notisi come le lesioni melanoemiche presentino appunto tale colore) ed alterati, ripeteano più volte lo stesso esperimento, che se riusciva egualmente, non cadendo più dubbio sullo stato morboso degli animali e cattiva natura di pascolo, il luogo dichiaravasi assolutamente mefitico, nè vi si potea fabbricare. « Majores.... inspiciebant iocinera et si erant « livida et vitiosa primo, alia immolabant dubitantes utrum morbo « an pabuli vitio laesa essent. » Nè qui solamente fermavansi gli esperimenti sulla salubrità dei luoghi, ma gli antichi continuavano ad aggirarsi su questo tema con ulteriori sottili e critiche investigazioni.


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Storia della medicina in Roma
Al tempo dei Re e della Repubblica
di Giuseppe Pinto
Tipografia Artero e Comp.
1879 pagine 434

   

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