Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
sueta salsedine « mari tempestatilms aneto in paludes redundantia « motione concitatur amarisqne mixtionibus non patitili' bestiale rum palustrium genera ibi nasci, rpiaeque de superioribus locis « natando proxime litus perveniunt, inconsueta salsitudine necantur ». E per comprovare tal fatto cita Y esempio delle pa-
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ludi Galliche dei territorii di Aitino, Ravenna, e Aquileja ed altri municipii di quei luoghi prossimi alle paludi, che aveano ai suoi tempi salubrità incredibile per le citate ragioni. E chiama perciò insalubri quelle paludi che non possono avere l'esito al mare nè per fiumi ne per fosse come le Pontine che « stando putescunt « et humores graves et pestilentes in bis locis emittunt ». Cita anche a conferma di questa asserzione il fatto seguente:
Salpia, antica città delfApulia, fabbricata da Diomede reduce da Troja, si trovava collocata nelle sfavorevoli condizioni accennate da Yitruvio; ed aumentando ogni anno la malaria, e ammalandosi e deperendo incessantemente gran parte della popolazione i maggiorenti ricorsero con petizione pubblica ad un Marco Ostilio, impetrando da lui la scelta di un luogo migliore onde potervi trasportare i penati e fabbricare altra città. Il buon magistrato non mise indugio: « statini rationibus doctissime quaesitis, secundum mare mercatus est possessionem loco salubri ab « S. P. Q. R, petiit ut liceret transferre oppidum, costituitque « moenia et areas divisit, nummoque sextertio singulis municipiis « mancipio dedit. His confectis lacuin aperuit in mare et portimi « e lacu municipio perfecit. » Così i Salpini a quattro miglia dall'antica loro città presero dimora in luogo saluberrimo.
Seneca C1), vissuto posteriormente, filosofo celebratissimo e di profonda dottrina, non dissentì affatto da quanto sulla malaria accennarono i suoi predecessori, anzi confermò e ripetè quello che si era ritenuto fino a lui. Egli dice come faere stesso o per colpa della terra, o pigrizia, o eternità di notti intorpedendo edivenendo grave a chi lo respiri, o corrompendosi per vizio di fuochi interni, conduca seco un insolito fluido che sviluppa nuovi generi di malattie. Tutto ciò che le acque inutili e pestilenziali
(1) Seneca — Natur. QuctesL; vi, 27.
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