Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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nascondono, oltre che le rende non buone agli usi più comuni della vita per non isprigionarsi mai da esse un' aria libera che addiviene in tal modo crassa e caliginosa, non può non produrre nei rostri corpi alcunché di pestifero. Dal detto di Seneca vedesi come egli declini un poco dalle semplici teorie fìsiche sull'aria corrotta di Varrone e Vitruvio, accennando a una specie . di fuoco nascosto nelF interno della terra che i due primi non avvertono.
Questa opinione ò probabilmente greca ed è forse perciò che venne adottata dal cortigiano filosofo che amava molto in tutte le sue opere di seguire la voga grandissima nell'uso della letteratura greca e filosofia, e per secondare quella perla di scolaro che si piccava molto di saper ciò che si rifletteva alla bella Grecia e all'Asia. Soggiunge poi come V aere, misto a tutto ciò che giace nelle paludi, appena emerga, sparge largamente il suo influsso cattivo, uccide chi lo respiri, onde le subite e continue mòrti e mostruosi generi di morbi. « Aer quoque, qui mixtus est « illis, quique inter paludes jacet, cum emersit, late vitium suum « spargit et haurientes necat... inde subitae continuaeque mortes « et monstruosa genera morborum ».
Kgli in tal passo non parla delle bestiolcie di Varrone, Vitruvio e Columella, ma accenna chiaramente ad una tal quale mistione dell'aria a tutto ciò che giace di corretto nelle paludi; onde può supporsi che egli intenda parlare del vero principio miasmatico misto a detriti animali e vegetali, che avrebbero a caratterizzarsi in quelle che l'illustre De Notaris chiama « entità assai « volte impercettibili all'occhio inerme, che con vece indefessa e « nonne prestabilite si disperdono, si depongono, si infiltrano nei
« corpi organici ». Questo aere misto sparge la vera infezione
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palustre « vitium suum spargit » ed uccide chi abbia la disgrazia di assorbirne il letale veleno. E parla anche delle morti quasi subitanee e non interrottamente seguite. La qual cosa potrebbe far credere a quella specie di febbri miasmatiche che assumendo il falso aspetto di una continuità subdola e di una oscuranza di accesso, costituiscono l'elemento proprio dello subcontinue tifiche o tifose che vogliansi, e che distruggono talora in breve tempo
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