Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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di nocivo spirare di cielo. « Àeris igitur salubritas declarant loca « ab infimis yallibus libera et nebularum noeti bus absoluta, et « liabitatorum considerata corpnscula, si eis color sanus, capitis « firma sinceritas, inolfensum lumen oculorum, puyus auditus, et « si fauces commeatum liquidae vocis exercent. Hoc genere benignitas aeris probatur. His antera contraria noxinm coeli illins « spiritimi confìtentur. »
IV. Queste sono le principali opinioni manifestate dagli antichi scrittori romani intorno all' importantissimo argomento della malaria. Dirò più innanzi che non da tempi remotissimi i Romani conoscevano le varie forme e tipi delle febbri miasmatiche.
Sappiamo già quale e quanto fosse il culto tributato al Nume * da cui si ripeteva questa malattia; come si istituisse un sacerdozio speciale e s'innalzassero in Roma e fuori templi ove "si appendevano tavole votive in omaggio a sì temuta divinità; e come
»
la Mefite venisse adorata non soltanto sotto il senso di miasma palustre, ma sotto quello di ogni esalazione fetida assolutamente contraria alla pubblica igiene.
Aggiungiamo ora in prova di quanto abbiamo affermato che Cicerone 0) in un brano de' suoi scritti, attribuisce a segreto volere divino tutto quello che in certi tempi e periodi, quasi in ordine naturale suole avvenire, pòrtando per esempio la mirabile costanza con cui si alternano le febbri terzane e quartane. « Vide, « quaeso, si omnis motus, omniaque, quae certis temporibus « ordinem suuni conservant, divina ducimus, ne tertianas quidem « febres et quartanas divinas esse dicendum sit, quarum reversione et motu quid potest esse constantius ì » Ed in una epistola famigliare a Tirone si condole col medesimo, avendo saputo da Curio che era caduto malato di febbre quartana: dolco ic non valere. E siccome questa malattia sembrava essere stata originata, o meglio complicata o consecutiva a precedente malattia, lo consiglia a stare di buon animo e sperare la guarigione mediante una diligente cura. « Sed quum in quartanam conversa vis est
(1) Cicerone — De natura Deorum\ Lib. ni, cap. 10.
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