Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
fCAPO VII.
Boschi sacri — Loro mimerò, situazione nell'interno ed esterno di Roma — Proprietà salutari degli abeti, frassini, pini, pioppi, platani, faggi, salici, quercie, bussi, cipressi, larici e mirti — Azione igienica e benefica contro lo sviluppo dei miasmi — Ubicazione dei boschi sacri.
I. Più non rimane vestigio di quei boschi secolari, di quelle immense selve rese sacre ed inviolabili, che sorgevano in gran parte del territorio italiano, e in ispecie in quello di Roma rendendolo salubre e quasi immune dagli effetti del miasma palustre.
Alcune foreste erano sorte spontanee, quali la Gallinaria nella Campania, la Ciminia nel Viterbese, quelle del Sila negli Abruzzi, del Gargano, la Mesia intorno aVejo; ma l'avidità, l'efferatezza e l'insania dell'uomo non risparmiarono neppure l'opera benefica della natura, che maggiormente aveva dispiegato le sue forze produttive in un paese ove il clima è,sì mite, il territorio sì fertile.
Ai nostri giorni che il sentimento del bene giganteggia nell'animo degl'Italiani, combattuto però fortemente dall'inopia, dall'avidità di guadagno, dalla mancanza d'iniziativa e di ardimento, molto, ma inutilmente, si è discusso intorno la questione del bonificamento dell'agro romano.
Mentre si studiano progetti di economia rurale, leggi forestali, e si emettono a sazietà opinioni varie, disparate, i boschi salutari si fanno sempre più rari, poiché l'ingordigia del possidente, il badile del villano, la negligenza sanitaria, manomettono, atterrano e distruggono tutto quello che anticamente era protetto
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