Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
premo volere di legge. Egli diceva che il saggio deve imitare il buon colono, che coltiva gli alberi onde crescano rigogliosi, ritti elevati; dando spazio a quelli che sono coperti dall'ombra soverchia dei vicini e più alti, cercando di nutrir bene quelli intristiti da vizio locale, ed applicando speciale attenzione a quelli infine, che per qualche circostanza abbiali patito difetto « sapiens . . . « agricolas bonos imitabitur, qui non tantum rectas procerasque « arbores colunt: illis quoque, quas aliqua depravavit causa, adminicola quibus dirigantur adplicant, alias circumcedunt, ne v< proceritatem rami premant, quasdam infirmas vitio loci nutriunt, quibusdam aliena umbra laborantibus coelum aperiunt ».
Venendo a parlare di Roma accennai già altrove, come le leggi imponessero più volte nei codici, specialmente decemvirali, il rispetto e la manutenzione delle selve, sotto pene severissime e multe ai contravventori delle suaccennate disposizioni sanitarie. Dirò ora che le disposizioni stesse erano strettamente osservate nell'antica Roma, ed anzi sancite dalla religione.
Vedasi infatti come Pompeo Festo spieghi l'antica parola0) qaer-quetulana, attribuendola a ninfe speciali, che presiedevano ai querceti virescenti. E tali femmine erano chiamate pure virae, onde viragines, quasi donne robuste e di membra atletiche, custodi di boschi. E non è improbabile che per tale semplice adombramento isterico, lasciatoci dal commentatore di Verrio Fiacco, possa reputarsi affidata a donne la conservazione degli alberi. Però a formarsene co cotto adecpiato all'importanza, noi ricorderemo il bosco sacro della Ninfa Egeria, così religiosamente adorato da tutti i Romani dopo l'impulso dato da Numa al culto di questa Dea.
Veggasi ancora come moltissimi sieno i Incus Romani, ram-mentati dagli storici. Parlerò dei principali e più conosciuti.
II. Secondo Isacco Vossio il famoso bosco delle Camene frequentato da Numa nelle sue segrete conferenze con Egeria, e già per molto tempo ignorato, era situato non molto lunge dalla
(1) Festo — 1. c.
(2) Yossii Isaaci — De magnitudine Iìomae veleris; Cap. iv.
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