Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto

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      tana da lui posta presso il bosco Petilino maggiore. Ed in prova del suo asserto, fa una lunga discussione sul fatto narrato da Livio (*), di Manlio Capitolino, il cui supplizio per non commuovere il popolo, memore di aver egli salvato Roma dai Galli, fu eseguito in luogo dove il Campidoglio non potea vedersi, e perciò nelle vicinanze della Nomentana. Io non entro in tanta sottigliezza di questioni archeologiche, bastandomi il constatare che quantunque non ne sia ben certa l'ubicazione nullameno le dette selve esistevano.
      Al ponte Salario, fuori la porta dello stesso nome, dove l'Aniene si perde nel Tevere, secondo il Cluverio, vi era il bosco di Anna Perenna, sebbene ciò non si ritenga dal Nardini seguendo in ciò l'autorità di Ovidio, che sembra situare il detto bosco più vicino alla città dalla parte del ponte Milvio, dirimpetto ad una villa sul Gianicolo, posseduta da un Giulio Marziale.
      Idibus et Annae festum geniale Peremmo Haucl procul a ripis, advena Tibri tuis.
      Anche Macrobio e Valerio Marziale ritengono che la suddetta selva venisse dedicata in onore di quella tale vecchiarella chiamata Anna Perenna che somministrava alimenti agli ammutinati del monte Sacro/ poscia ridotti a più mite consiglio dall'apologo di Menenio Agrippa, spedito dai padri con missione conciliativa.
      È fuor di dubbio poi che presso il Gianicolo esistesse il bosco di una Dea Furina, che Varrone, molto oscuramente, dice adorata dai Romani. Cicerone W nominando questo bosco fa di essa Dea ristesso Nume con le Eumenidi che avevano tempio in Atene. « Cur non « Eumenides? quae si Deae sunt, quarum et Athenis fanum est « et apud nos, ut ego interpretor, lucus Furinarum ». Ivi Caio Gracco, cercato a morte per popolare tumulto, si fece uccidere dallo schiavo Euforo, e per tale luttuoso avvenimento questo luogo fu tenuto sempre in orrore dai Romani.
      (1) Livio — Lib. vi.
      (2) Cicero — De divinaiLib. n
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Storia della medicina in Roma
Al tempo dei Re e della Repubblica
di Giuseppe Pinto
Tipografia Artero e Comp.
1879 pagine 434

   

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