Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto

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      Con somma mira adunque era guardata dalle leggi romane la pubblica salute. E siccome in Róma di consueto dominano i venti seiloccali e di levante, noi vediamo (pianto saggiamente l'ossero i boschi sacri disposti all'intorno ed esterno della cittą, da adempiere perfettamente allo scopo. Onde le umide e nebbiose esalazioni del Tevere pregiudicevoli sempre, rimanevano purificate
      0 neutralizzate dalle molte selve lunghesso le due sponde.
      Questo fiume che attraversa tortuosamente V intera cittą diRoma avea sulla sinistra fin dal suo ingresso il bosco di Marte che difendeva dalla insalubritą tutto lo spazio di valle compreso tra il Pincio, il Quirinale, il Viminale e il Campidoglio. I boschi stessi prendevano anche il nome di Rubigine, Esquilino e di Lucina a seconda della varia ubicazione. Pił verso il mezzogiorno i boschi Laurentini maggiore e minore, quelli delle Camene, di Ilenia, di Lavorila, delle Furie, del Vaticano sulla destra del Tevere o al Gialliccio, quello di Vesta al pendģo del Palatino, e il Querquetulano sul Celio, teneano salvo il suolo di Roma dai punti pił perigliosi e malsani.
      Nel solo Esquilino che doveva essere il pił abitato, nei limiti anzi delfaggere Tulliano, in cui gli odierni lavori fecero scoprire cosi splendidi avanzi, esistevano, come accennammo, il Fagutale,
      1 boschi dei Lari, della Mefite, il Potilino minore, e il bosco di Giunone Lucina, secondo alcuni quello di Ercole.
      Questi sono i boschi pił distintamente mentovati nella storia. Ma se poniamo mente ai regionalisti, altri se ne annoverano, come i boschi Vaticano, dei Platani, 1'Ostiliano, il Capulatorio, quelli di Semole maggiore e minore, di Saturno, della Vittoria, di Bellona, di Venere Libitina sul (piale il Vossio riferisce la seguente lapide:
      ab lvco libitina q. coruncani stati q. q. l. eros corvncania. q. l. cresteIN TR. P. XIIII. IN. A. P. XIII.


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Storia della medicina in Roma
Al tempo dei Re e della Repubblica
di Giuseppe Pinto
Tipografia Artero e Comp.
1879 pagine 434

   

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