Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto

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      Psè fu trascurata la coltura dol cipresso sempreverde oggi pel suo aspetto melanconico confinato di solito in mezzo alla tristezza dei sepolcri e dei cimiteri. Di quest'albero parla Orazio giudicandolo anche incorruttibile. La sua natura resinosa e quella specie di manna che fluisce sotto forma di goccioline che si con-cretano all'aria, gli fecero giustamente attribuire proprietà balsamiche antiputride. Tucidide e Ippocrate consigliavano nelle
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      pestilenze di bruciare il legname del cipresso. Era oltre a ciò usato nelle affezioni croniche di petto, sensibile essendo il vantaggio che si conseguiva nel respirarne le salutari emanazioni; e per siffatto motivo i tisici andavano nelf isola di Creta ove la coltura dei cipressi era molto sviluppata. Finalmente Plinio racconta che dalla medesima pianta si traeva un olio speciale contro le piaghe e le ulceri di cattiva indole o settiche.
      Che diremo dei lauri e dei mirti da cui prendeva nome l'Aventino? Le loro proprietà aromatiche e antisettiche erano abbastanza conosciute per formarne dei boschi, laddove la malsaniadei venti di mezzodì lo richiedea maggiormente. Era poi l'alloro
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      reputato panacea contro tutti i mali ; onde Esculapio, il Dio della medicina, veniva raffigurato con una corona di lauro in fronte. Anche ora l'uso delle varie specie di laurinee ò un potente ausiliare della terapeutica. L'acido idrocianico che esala da ogni parte di quest'albero è ritenuto antimiasmatico e salutare; e il decotto delle foglie fu già usitatissimo nelle malattie vulvari e vescicali, e nei morsi di animali nocivi.
      Il mirto in lingua araba da cui trae il nome, significa profumo, ed era dedicato a Venere, simbolo ad un tempo di amore e di pace. Molto usato dai medici, era conosciuto come antidissenterico, astringente e detersivo; e come tutte le altre piante aromatiche era anche considerato capace di purificare qualunque aria corrotta.
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      IV. E chiaro che le piante boschive la più parte ad alberi di grosso fusto di cui componeansi le selve sacre, non erano mantenute o trovate a caso, ma scelte ed erette con sanissimo criterio di pubblica salute, e distribuite a seconda delle località,
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Storia della medicina in Roma
Al tempo dei Re e della Repubblica
di Giuseppe Pinto
Tipografia Artero e Comp.
1879 pagine 434

   

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