Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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onde con le loro qualità virescenti e principi! resinosi balsamici aromatici mantenessero per una grande estensione la salubrità dell'aria. Di ciò devesi attribuire in più parte il merito ai Re di Roma, che si adoperarono molto a piantar boschi e a mantenerli in specie laddove le bassure, le inclinazioni del terreno e il cattivo alitare dei venti sciloccali e di levante poteano produrre malattie speciali infettive e pestifere.
Tale stato di cose durò fino a quando negli ultimi anni del governo repubblicano, la famiglia Domizia distrusse il luco Vaticano piantandovi ortaglie a proprio uso e consumo; onde poi quel luogo venne chiamato da molti scrittori successivi e da Sve-tonio in particolare, infamis ager.
E superfluo ricercare nella storia come sia avvenuto che questi boschi nelle vicende economiche e politiche scomparissero quasi del tutto. Resta solo noto il tristissimo fatto che il territorio italiano infetto da malaria ha la estensione di 1,200,000 ettari di terreno; e sono 12,000 chilometri quadrati di terreni palustri che infettano la penisola.
Quando però si ergevano i boschi di quercie, abeti, platani, pioppi, pini, larici, cipressi, lauri e mirti, la malaria era quasi sconosciuta, non parlandosene che ben poco dagli scrittori latini. Soltanto verso 1' epoca della corruzione imperiale, in cui ogni libito era legge, e l'arricchito patrizio sprezzando la povertà dei Cincinnati e dei Catoni, comperò e utilizzò a proprio vantaggio quei latifondi, che secondo la famosa sentenza di Plinio perderono l'Italia, allora soltanto cominciò a parlarsi di malaria.
Ecco quanto operarono i nostri antenati nella cura di quelle selve che producevano utilità somma al commercio e all'industria, e benessere al popolo, col tenere lontani i miasmi e le febbri paludane.
Noi, loro pronipoti che ci reputiamo con tanta sicurezza dotti e sapienti, siamo rimasti in tale bisogna addietro, ma addietro assai, ancorché il progresso delle scienze e delle arti sembri averci dischiuso quanto in sè rattiene l'umano scibile. Di boschi più non ne sorgono, parlo almeno dei salutari. I pochi rimasti non sono sufficienti e conducono una vita malsicura. Le moderne
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