Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
timonzio e non il piano dolio vallate attualmente abitate, quei boschi non potessero essere grandi, ma estendersi anzi in piccolo spazio. Forse però la buona scelta delle piante arboree, e la salubrità loro avranno provato abbastanza che non tanto lo stragrande numero di esse, che suol costituire la vastità delle selve, quanto la ottima loro qualità, opportunità di spazio, e di luogo possono aver recato utile grandissimo sotto il rapporto dell'arte forestale.
Roma, città situata più a mezzogiorno non potea a meno di subire l'influenza dei venti australi, nocivi, esiziali sempre. Più, la natura fisica del proprio suolo recava il suo vecchio carattere di altipiano, che fórma eziandio l'indole e la fìsonomia interadell'agro romano, come si osserva al dì d'oggi.
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Posto che i boschi sacri non potevano avere di necessità una grande estensione, è mestieri che fossero situati isolatamente in punti diversi, presso a poco come gli squares, così in voga ai nostri giorni.
VE noto che Roma dalla sua fondazione in poi, ebbe, specialmente nell'epoca dei Re, varii ingrandimenti, o meglio recinti. Il primo di Romolo con la sua Roma quadrata sul Palatino ; il secondo di Numa col colle Capitolino e.parte del Quirinale; il terzo di Anco Marcio che aggiunse agli antichi due il Celio, trasportandovi i Latini da Telone, Politorio, Ficana e da altre piccole città soggiogate del Lazio. Vi incluse anche l'Aventino, secondo gli studi recenti di valenti archeologi, dissidenti all'atto dagli antichi che han sempre insistito l'Aventino essere stato, come colle di infausto augurio, escluso ognora dalla cinta di Roma. Il quarto e più notevole recinto fu quello di Servio Tullio che alla vecchia città aggiunse oltre la parte del Quirinale, non inclusa da Numa, anche il Viminale e l'Esquilino, come si vede chiaramente dalle ultime ricerche che hanno quasi interamente scoperto e messo in luce i classici avanzi dello mura costruite dal saggio successore di Tarquinio Prisco. Il luogo che rimanea entro e fuori attiguo al muro si chiamava pomerio; e ritenuto per sacro, e stimato come misura di difesa strategica, era inibito per uno spazio determinato il fabbricarvi.
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