Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
forte flusso di ventre, febbri, nevralgie fortissime alle regioni scapulari e crurali, coliche; e a questi sintomi si aggiungevano tumori nel collo e pustole nelle varie parti del corpo « morbi primum defluxio occipit, deinde inox febres insequi, et ad scapulam nervorum dolores et crurum gravedines, inde intestinorum « dolores, et in corporum superficie pustulae erumpebant ». Molti dei malati erano anche presi da furore maniaco congiunto a dimenticanza totale di ogni cosa, onde avveniva talvolta che girassero per gli accampamenti inveendo contro chiunque si faceva loro d'innanzi « in furo rem et oblivionem omnium rerum incidebant, qui circumeuntes castra, emoti mente obvios pulsabant ». Inutile era l'aiuto dei medici sì per la veemenza che per la celerità dell'infezione morbosa, giacché gli attaccati perivano al quinto o al sesto giorno in mezzo ad atroci tormenti « quinque « enim, aut sex ad summum, diebus gravibus affecti tormentis « interibant ».
Successe la pestilenza del 546 descritta da Livio 0) e notevole per avere assunto forma di lunga malattia, anziché di rapida aggressione « nam in longos magis morbos quam perniciales « evasit ».
In pari emergenza nell' anno 573 furono consultati i libri di Numa, dopo che fu ritrovato il suo sepolcro, inclusivi gli scritti.
Nel 580 la malattia del bestiame bovino che aveva infierito nell'anno antecedente si propagò negli uomini. La più parte degli affetti dal morbo non superavano il settimo giorno « haud facile « septimum diem superabant », e quei pochi che sopravvivevano venivano attaccati da tabe lenta e qualche volta dalla quartana (3) « qui superaverant, longinquo, maxime quartanae, implicabantur « morbo ».
Altre descrizioni più o meno considerevoli fatte dai succennati storici vertono sulle pestilenze del 589, 012 e 027 W.
(1) Livio — xxvii, 23.
(2) Livio — xu, 21.
(3) Augustinus — De Civit. Dei; in, 31.
(4) Okosio — v, IL — Livio — EpiL; lx c seg., c. 90.
| |
Livio Numa Livio Livio Augustinus Civit Okosio Livio
|