Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
grazie e difficoltà. Ma poiché è probabile che debba ricorrere al pensiero degli intelligenti, in qual guisa sieno state in medicina usate tutte quelle cose preparate e appartenenti alla stessa, subito ne consegue non so più se meraviglia o sdegno nel riflettere che un'arte fruttuosissima sia stata oltre ogni altra inconstante e mutabile.
« Primieramente si giudicò inventata dagli Dei e fu dedicata al Cielo. Ed anche oggi molti e varii rimedi si domandano agli oracoli.
« La medicina aumentò quindi reputazione a seguito di un delitto, favoleggiandosi che Esculapio fu ucciso da un fulmine per aver richiamato a vita un figlio di Tindaro. Ne si mancò di narrare che altri rivisse per sua opera ai chiari tempi di Troja, nei quali invero la medicina acquistò meritata fama nella cura delle ferite. Le sue gesto successive restarono (mirabile a dirsi) nascoste fino alla guerra del Peloponneso; finché la medicina fu tolta dalla profonda oscurità da Ippocrate nativo dell'isola di Coo chiara, potente sulle altre, e dedicata ad Esculapio. Egli raccolse tutte le memorie che, come di costume, lasciavano scritte nel tempio del Nume benefico, le persone ristabilite in salute, affinchè giovasse l'esempio delle loro malattie. Ne fece una collezione dopoché il tempio fu distrutto dall'incendio, ed istituì- la medicina detta clinica.
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« La medicina divenne fonte di lucri considerevoli anche per i reuntori ed i mediastini, famigliari de' medici, allorquando Prodico di Selimbria, suo discepolo, istituì il sistema detto Iatra-leptico. Crisippo, ciarliero assai, cangiò tutto quello che ai primi medici era riuscito di ottenere. Molte cose dette da Crisippo furono variate dal di lui discepolo Erasistrato, nipote di Aristotele. E per far conoscere quali premi si conseguissero per l'arte, dirò che Erasistrato avendo guarito Re Antioco, ebbe in dono dal Re Tolomeo suo figlio cSicilia, protetta da Acrone di Agrigento, di cui parlò il fisico Empedocle.
« Queste scuole discrepanti fra loro furono tutte rifiutate da Erofìlo, il quale paragonò il ritmo arterioso, a seconda degli stadi
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