Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
È certo che.tutti costoro per acquistare nome di rinnovatori, mercanteggiavano la nostra salute. Donde quelle miserabili consultazioni sulle malattie degli infermi nelle quali non mai si accordavano per spirito d'opposizione; come pure quella iscrizione sul tumulo d'un tale che affermava d'esser morto per la turba/li medici.
« I/arte mutasi quotidianamente parecchie volte, e siamo so-spinti dal vento degli ingegni di (rrecia. E palese come chi tra questi superi gli altri in ciarla, diviene subito padrone di nostra vita e morte; come se non vivessero migliaia di gente senza medici e senza medicina come fu per oltre 600 anni del popolo romano, che del resto amò lo studio delle arti e in principio anche quello della medicina che poi condannò appena sperimentata.
« Tra gli antichi Cassio Emina riporta, come il primo dei medici in Roma venuto dal Peloponneso fosse Arcagato figlio di Li-sania, consoli Lucio Emilio e Marco Livio, nell'anno di Roma 535. Gli fu dato il titolo di cittadino romano e gli venne eretto a pubbliche spese un laboratorio. Gli fu imposto il soprannome di vulnerario per avere fanatizzato molto in principio. Ma per essere quindi divenuto operatore azzardosissimo gli fu cangiato il primo nome in quello di carnefice, rendendo così uggiosa l'arte e tutti i medici, come attesta Marco Catone, autorevolissimo non tanto per il trionfo e la censura, quanto per le proprie virtù. Esporremo perciò le stesse di lui parole:
« Dirò a suo luogo di cotesti Greci o Marco figlio, quello (die io abbia ricercato di loro in Atene, e come bene sia di sindacare le loro lettere, ma non approfondirle di molto. Proverò ad esuberanza qual razza di indocile canaglia sieno essi, o, credi a me come se fossi un vaticinatore, quando la Grecia avrà diffuso le sue lettere corromperà ogni cosa, molto più se manderà qui i suoi medici che fecero giuramento di uccidere tutti i barbari con la loro medicina. Ma anche per uccidere vogliono essere pagati onde riscuotere più fede. Chiamano gli altri barbari, e siccome maggiore è Yavversione loro per noi, così per giunta ci chiamano sozzi. Ti ho perciò proibito di valerti dei medici.
« E questo Catone morì l'anno 605 di Roma, di 85 anni; nò quindi gli mancò il tempo e l'esperienza per giudicare con retto
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