Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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Per confermare la verità di questi avvenimenti Plinio cita Catone Censore contemporaneo ed autorità rispettabilissima.
L'austero magistrato nel dare precetti a suo figlio Marco, dice cose vituperose dei Greci e della loro medicina; e prega che le sue informazioni autorevoli per lunga consuetudine in Atene, « quid Athenis exquisitum habeam » abbiano presso lui vece di oracolo « hoc puta vatem dixisse ». Afferma che appena le lettere greche si diffonderanno, saranno elemento di corruttela. Soggiunge che sarà ancora più grave il danno se verranno a Roma i medici greci, i quali egli dipinge come dispregiatori dei Romani da essi chiamati col calunnioso titolo di barbari e spilorci; e reputa i Greci così cattivi da ritenere che avessero giurato di esterminar tutti con la medicina. Per cui oltre proibire a suo figlio di addomesticarsi con loro, esprime il parere che conveniva prender cognizione delle lettere greche, ma non approfondirle, « literas inspicere non perdiscere ».
E notisi come il vero significato della parola insincere sia precisamente guardar dentro; concetto che racchiude in sè quello più logico di esaminare, discutere, ponderare. E dopo un maturo esame delle lettere greche, Catone conclude come non debbansi apprendere se non con molta precauzione. Anzi il negativo non innanzi al verbo perdisceresta forse meglio nel senso di non apprendere affatto.
E Plinio dà grande peso all'autorità di Catone, poiché questi visse ai tempi di Arcagato e potè emettere esatto giudizio dell'esperienza fatta dai Romani su le teorie mediche bandite e messe in pratica da Arcagato. Infatti costui venne in Roma nel 535 e Catone mori nel 605 di Roma, in età più che ottuagenaria dopo avere coperte alte ed importanti cariche che gli fornirono i mezzi di esperimentare e conoscere ciò che avveniva ai suoitempi. Certamente Catone era giovanissimo nel 535; ma non sa-
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pendo noi fino a che epoca il chirurgo greco abbia esercitato l'arte in Roma, non possiamo affermare, come vorrebbero alcuni, che Catone fosse ignaro di ciò che Arcagato aveva fatto, avendosi anzi motivo di ritenere il contrario. E a ciò siamo indotti riflettendo che nell'anno 535 Catone aveva raggiunto di già l'età
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