Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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tone e l'insuccesso professionale dell'operatore Arcagato, erano venuti in Roma in gran numero ed ivi sul finire della repubblica e principiare dell'impero aveano preso il sopravvento. La sola frase che potrebbe indicare l'espulsione dei medici da Roma, è quella « et cum Graecos Italia pellerent, din etiam post Catonem, eccepisse medicos ». Ala tutt'al più quell'espressione potrebbe interpretarsi nel senso che i Greci, cioè i medici di tal Nazione (poiché sempre di quelli parla il Naturalista), fossero espulsi dall'Italia, rimanendo sempre certo ed indiscutibile che l'editto di ba^do non colpì punto i medici indigeni di Roma e di altre Nazioni. La falsa interpretazione di quella frase ha dato luogo alla pseudo-credenza dell'esilio dei medici. In vero non si cita dagli storici alcun decreto speciale o senatus consulto che accenni a siffatta risoluzione, esistita semplicemente nella fantasia di Agrippa, che per averne tenuto parola nel suo libro della Vanità delle scienze, fu seguito in questa credenza da Tommaso Lansio, Melchiorre Iunio, Michele di Montagne ed altri. E questi autori se si fossero presi cura di consultare il libro di Plinio, si sarebbero persuasi di leggeri che non sotto Catone, ina molto tempo dopo di lui « din etiam. post Catonem » furono espulsi i medici greci da Roma, ammessa però l'interpretazione della frase pliniana nel senso più rigoroso della parola.
Seguendo a leggere il capitolo riferito, vediamo come la Romana gravità non esercitasse ancora ai tempi di Plinio, cioè all'epoca di Vespasiano, questa delle arti greche; come pochissimi Quiriti l'apprendessero in Grecia e come avessero autorità solo coloro che professavano una medicina diversa da quella dei medici greci « aliter quam graece eam tractantibus » sia perchè esercitavano più decorosamente l'arte attenendosi all'empirismo catoniano, sia perchè meno esorbitanti nelle pretese.
E quando Catone condannò l'arte, mirò precisamente a tutti gli abusi introdotti dai medici stranieri, rilevando non solo l'uso riprovevole elei rimedi d'oltremonte « peregrinae merces » e il loro prezzo elevato, ma ancora le esorbitanti pretese dei medici per apprestare la loro opera. Tali abusi, del resto, erano stati molto dolorosamente considerati dai Maggiori. Continua Plinio
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