Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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« ciircintium inopia desolatae fuerint ». Questo già ampiamente
«
prova come vi fosse allora in Roma buon numero di medici. Ma non d'allora soltanto nè da poco tempo, ma da molto innanzi ; giacché l'istesso autore descrisse una pestilenza avvenuta nel 292; ed altre anteriori si riscontrano citate in Livio, cioè nel 284, 2GG oltre quelle sotto i primi Re.
Non è questo però il solo passo di Dionisio che dimostri l'asserto. Se ne riscontrano altri nell'istesso autore ed in autori più di lui degni di fede. Ad esempio Dionisio riferisce che i Romani sfiduciati non imploravano più l'aiuto divino ipsi divino cultui vale dixerunt ; che la strage fatta dalla pestilenza del 292 o 94, fu tale che non trovavasi soccorso alcuno « nec lilla humana ope « laborantibus succurri poterat, sed aeque ii qui magna diligentia « curabantur, atque qui nullo modo curabantur, moriebantur ». Queste persone che affette dal male erano più o meno diligentemente assistite non poteano esser curate che da medici a qualunque condizione appartenessero. E ciò Dionisio dichiara apertamente poco appresso dicendo che veruno o robusto o debole che fosse potea reggere alla veemenza del morbo, che non cedeva all'arte nè ad altri rimedii « saeviebat id malum in omnes, sine itilo discrimine aut aetatis, aut sexus, aut corporis roboris, aut imbecillitatis, nec artialiisve remediis, quae morbum videntur laevare, « cedebat ».
Nel libro vili, narrando la disfatta subita dai Romani in una battaglia coi Yolsci, dice che il console Emilio pose accampamento a Longula, e ivi attese a curare i feriti. « Ibi subsistens, « et laborantes ex vulneribus curando reficiebat. » nEvOa utto^'vwv,
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Livio (0 descrivendo la pestilenza del 389 in cui morì il magnanimo Furio Camillo dice che la malattia non poteva vincersi nè per umani consigli nè per divino aiuto « vis morbi nec Immanis consilìis, nec divina ope levaretur » Quando scoppiò quella all'epoca di Marcello conquistatore di Siracusa ne restarono vittime
(1) Livio — vii, 1, 2.
(2) Orazio — iv, 2.
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