Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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anche gli assistenti e i curanti 0) « postea curatio ipsa et contactus aegrorum aequabat morbosi ut neglecti desertique qui « incidisseut morerentur, aut assidenteis, curanteisque eadem vi « morbo repletas secum traherent ». Ed altrove il medesimo attesta pure che in taluni generi di pestilenze i medici adottavano più volentieri un sistema di medicina espettante e lenitiva che energica ed attiva « medicus quoque plus interdum quiete quam movendo atque agendo proficere ».
Nè basta. Valerio Massimo parlando di quel tal Yalesio soccorso dagli Dei in una grave pestilenza che avea menato strage in città e campagna riferisce che da essa furono assaliti gravemente tre suoi figli che erano stati spacciati, per la gravità del male, dai medici ad desperationem usque medicorum laborantWus. Altro morbo di tal genere narra Diodoro Siculo (2), scoppiasse negli alloggiamenti cartaginesi e romani durante la guerra di Siracusa. In questo, che egli minutamente descrive in tutti i suoi particolari, afferma inutile l'aiuto dei medici « ut medicorum « auxilium cum ob mali vehemcntiani, tum ob morbi calamitatem « inefficax redderetur ».
Anche i poeti nel descrivere le varie pestilenze parlano di rimedii e di medici. Etra i primi Lucrezio focosi si esprime:
Nec requies erat ulla mali, defessa iacebant Corpora mussabat tacito medicina maloreNec ratio remedi communis certa dabatur Nam quod aliis dederat vitalis aeris auras Volvere in ore, licere, et eoeli tempia tueri. Hoc aliis erat exitio, lethumque parabat.
Ovidio dice esplicitamente come il morbo non risparmiasse i medici :
.......inque ipsos saeva meclentesErumpit clades; obsuntque auctoribus artes.
(1) Livio — xxv, 20.
(2) Diodoro Siculo — Bibliot. Hist\ Lib. ìv.
(3) Lucrezio — Lib. vi, vers. 1088 e seg.
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