Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto

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      delle medesime tabernae medicinae. Soccorre a questo proposito opportunamente Igino 0), il quale afferma che le tabernae medicinae erano frequentate da persone a modo e colte « ne quis
      « servus atttem medicinae disceret ».
      Si può a tal prova sostenere che l'esercizio della medicina fosse in mano dei servi?...
      Fu detto già che Plauto nei Menemmi introdusse un medico, e ciò vale a dimostrare in qual modo allora i medici si diportassero cogli infermi nel far domande e nel dare suggerimenti di cura. Piacerai perciò riportare quasi per intero le scene citate, onde veggasi che a quell'epoca l'uso di condurre gl'infermi al tempio di Esculapio a consultare il Nume era già molto trasandato, mentre invece i medici erano di frequente chiamati nelle case a prestare agli ammalati i soccorsi dell'arte.
      MENAECHMIACTUS V - SCENA III.
      Senex.
      Lumbi sedendo mi, oeuli spoetando dolent, Manendo medicum, dum se ex opere reeipiat. Odiosus tandem vix ab aegrotis venit. Ait se obligasse erus fraetum Aeseulapio, Apollini autem braehium nune cogito, Utrum me dieam medicum ducere an fabriun Atque eccum incidit more formicinum gradum.
      SCENA IV.
      Medicus - tSenex.
      Medicus.
      Quid esse illi morbi dixeras, narra senex. Num larvatus aut ceritus? fae sciam. Num eum veternus, aut aqua intercus tenet?
      (1) Hygini — Fabcxlvii.


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Storia della medicina in Roma
Al tempo dei Re e della Repubblica
di Giuseppe Pinto
Tipografia Artero e Comp.
1879 pagine 434

   

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