Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
— 217 — Medico (a Menemmo). Piglierai per una ventina di giorni dell'elleboro.
Menemmo.
Ed io per trenta giorni ti vo' mettere alla trave per punsecchiarti.
Medico {al Vecchio). Va a chiamar gente che lo portino a casa mia.
Vecchio.
Quanti ce ne vogliono?
Medico.
Alle furie che gli pigliano, non ce ne vuol meno di quattro.
Vecchio.
Saranno subito qui; intanto custodiscilo.
Medico.
Anzi, me riandrò a casa per far mettere in ordine il necessario : tu da' ordine ai tuoi servi che me lo portino.
Vecchio.
Sì, sarà fra un momento.
Medico.
A rivederci.
Vecchio.
Addio.
Menemmo.
Il suocero se n'è andato, il medico se n'è ito via: io son rimasto solo.
0 Giove! %
\X. Da questi brani del festivo poeta Umbro chiare appariscono alcune situazioni le quali dimostrano esattamente le condizioni della medicina del suo tempo. Dice nella Cistellaria « si medicus veniat ». Nei Menemmi « arcessam medicum ». Negli stessi parlando d'un infermo portato alla casa o dimora clinica
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del medico « in medicinam ablatus ». Nel Mercator « ibo ad me-
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