Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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Stazio 0) e Cornelio Celso (2), come antichissimo nella chirurgia italiana. Per le cure ricevute il giovine Serrano guarì completamente, e Maro stesso lo ricondusse presso la vedova genitrice Marcia, che veduto il figlio, domandò ansiosa qual fosse la ferita:
...........Leve vulnus ? an alteUsque ad nostra ferus penetravit viseera mucro?
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II. Oltre il chirurgo militare di parte romana, il medesimo Silio Italico nomina due medici africani di parte cartaginese, e sono Athir e Sinalo che prestavano la loro opera nella stessa guerra.
Athir era espertissimo nell'arte di neutralizzare il tossico di qualunque più velenoso serpe e nella cura delle ferite prodotte da armi avvelenate, così di sovente adoperate in quei tempi :
Nec non serpentelli diro exarmare veneno Doctus Athir, tactuque graves sopire chelydros Ac dubiam admoto sobolem explorare ceraste.
Sembra avere egli appartenuto ai Psilli, razza o casta della Libia che addomesticavano i serpenti, abituando anche i pargoletti loro figli ad assuefarsi con essi. Era anche loro uso di sottoporre al morso di quei rettili i figli supposti adulterini, ritenendo che se tali non fossero, l'esperimento non sarebbe riescito fatale. Questa usanza viene da Plinio <4) accennata colle seguenti parole: « Psylli quum arbitrantur suppositum aliquem esse in stirpe, ei « admovent, ut pungat, colubrem. Quum pupugerit, si de genere « sit, vivere: si non sit, mori » e confermata da Varrone <5), Lucano Solino 0\ Eliano (8) ed altri.
(1) Stazio — Theb.; n, 95.
(2) Celso — i, c. 94, 95; Cf. xv, 813.
(3) Si Lio Italico — Punicorum ; Lib. V. 351.
(4) Plinio — Hist. ncit; — Lib. vii, c. 2,
(5) Varrò — Apud. Priscianum; vii, 2.
(6) Lucano — Pharsj ix, 891.
(7) Solinus — Cap. 27, pag. 52.
(8) Aelianus — Ilist. anim.; i, 57.
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