Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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« peculiarem brassicae librum dicavit omnium membrorum ex « ea remedia continentem. » Pitagora teorista e filosofo per ec-cellenza teneva in gran conto la brassica. Oltre Crisippo anche anche Dieuce, probabilmente discepolo di Erasistrato lascio scritto un intero libro sulle virtù della stessa pianta. Qual Dieuce ebbe dei seguaci, e tra essi Ateneo annovera un Numenio citato anche da Celso e dallo Scoliaste di Nicandro.
VII. Tutti gT istorici convengono nell'attribuire a Catone grandissima fiducia nella brassica, avendo egli enumerato molte malattie interne ed esterne contro le quali la credeva utilissima. Siccome versatissimo era nell'agricoltura, conobbe molto bene i caratteri di detta pianta ; ne distinse alcune specie attribuendo ad esse maggiore o minore virtù medicinale, e designandone anche alcuni caratteri di natura botanica W.
« Prima est levis quae nominatur. Ea est grandis, latis foliis, « caule magno : validam habet naturam, et vim magnani habet.
« Altera est crispa, apiacjn vocatur; haec est natura et aspectu « bona ad curationem validior est quam suprascripta est. Item est « Tertia, quae lenis vocatur, minutis caulibus, tenera, et acerrima et omnium istarum, tenui succo vehementissima. Et primo « scito de omnibus brassicis nulla est illiusmodi medicamentosior. » Nomina anche una quarta specie che egli chiama erratica. « Brassica erratica maximam vim habet. »
Ala però moltissimi altri rimedii tratti dal regno vegetale erano conosciuti ed adoperati da Catone. Contro l'elmintiasi, la dispepsia e la stranguria, consigliava il melo granato malum punicum ed in ispecial modo i fiori ubi /lorebit collicjiio. Contro le ulceri e piaghe di ogni genere propone la menta, la ruta, il corianclro. Per l'elleboro e la scamonea, come sostanze purgative troppo irritanti mostrasi poco proclive. Dell'assenzio absinthium pon-ticam, del veratro nero ceratrum airum, del lauro, dell'erba sabina, come anche del caule di talune specie di viti, delle foglie di mirto e di noce, parla con molta lode, ritenendo doversi ado-
(I) Cato — De re rustica; clviii, ex vi, cxxvi, cxxvn.
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