Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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digestione e della fecondazione; dei sensi esterni; ed entrando nelle segrete cose della natura inferma, trattò con grande franchezza e cognizione, dei morbi, della loro indole, natura e origine. Oltre a ciò Lucrezio W memora le cause produttrici delle pestilenze, emettendo opinioni che, abbracciate dai nostri maggiori, non hanno mancato mai di essere coadiuvate e sostenute da osservazioni ed argomenti che le hanno rese in ogni epoca fisicamente possibili e soddisfacenti ai più sani criterii della teoria e della pratica.
Ed è meritevole di grande attenzione, come ammettendo gli elementi, pretesi semplici da Eraclito fino a Leucippo e Democrito; Lucrezio, primo fra i Romani, sostenne trattarsi di corpi composti, ed essere i prineipii costitutivi dei medesimi formati da particelle indivisibili e insecabili gcto^oc. Questa ipotesi non affatto abbandonata dalla scienza moderna somiglia molto alle nostre teorie molecolari. Di essa parlando in specie quando tratta dei seminìi dei morbi, Lucrezio, come a suo luogo vedremo, si fa precursore del solidismo di cui si crede autore Asclepiade.
Mentre così saviamente Lucrezio Caro fondava la medicina sulla fisica, Gneo Pompeo, dopo le vittorie riportate in Ponto, faceva invadere la reggia di Mitridate, ingiungendo a suoi di frugare. nelle arche, negli scrigni e nei più segreti ripostigli della dimora di quel sovrano che la fama dichiarava esperto nell'arte di comporre veleni, e dotto in ogni ramo dello scibile medico. Era intendimento di Pompeo di rinvenire un portentoso antidoto ritenuto a quei tempi debellatore di tutti i tossici conosciuti, come attesta Quinto Sereno Sammonico nei seguenti versi:
Antidotus vero, multis Mithridatica fertur
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Consociata modis, scd Magnus scrinia Re^is Cum raperet Victor, vilem deprendit in illis Synthesim, et vulgatu satis medicamina risii : Bis dcnum ruta folinm, salis et breve grammi, Iuglandesque duas, totidem cum corporc licus. Haec oriente dio pauco cospersa Lyaeo Sumcbat; metuens dederat quae pocula mater.
(1) Lucrezio — Lib. vi,
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