Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto

Pagina (256/442)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      — 254 —
      Però la sorpresa del duce romano fu ben grande quando nel rovistare i gabinetti del vinto monarca invece dell'unico antidoto ricercato, trovò moltissimi libri scritti in varie lingue, che contenevano precetti e segreti relativi a cose mediche. Onde impose a un suo liberto di nome Pompeo Leneo, grammatico secondo alcuni, e medico secondo Plinio d), di tradurre tutti quei libri in latino, e portarli in Roma, per utile cognizione di tutti coloro che dirigevano gli studii per il vantaggio della pubblica salute. Da quell'epoca venne l'introduzione dei notissimi ricettari e an-tidotarii che salirono sì in rinomanza nelle seguenti età della medicina e deturparono di cieco e ignorante empirismo la nuova arte dei rimedii importata dai Greci.
      VII. Marco Terenzio Varrone, mentre l'Arpinatc toccava il sommo dell'eloquenza, si occupava di medicina; e nelle sue opere di agricoltura, ispirate tutte alle savie dottrine di Catone, cominciò a parlare con bel senno della malaria, sue cause ed effetti. Come in antecedente capitolo dimostrai, fu egli il primo a dare la più chiara idea della patogenia del miasma palustre, coadiuvato bensì in questi studii dal grande Vitruvio, romano anch' egli, che raccomandava per potenti ragioni all'architetto di non essere affatto digiuno delle cognizioni mediche.
      I suoi tre libri sull'Agricoltura, secondo lo stile di quel tempo, sono in forma di dialogo fra Varrone e due o tre interlocutori intelligenti e periti di cose agrarie. Egli, dopo avere citato moltissimi autori greci e latini che scrissero sulla coltura dei campi, finge di andare a diporto e di parlare di siffatto argomento col suo suocero Cajo Fundanio, Cajo Agrio Cavaliere, Quinto Cecilio Attico Romano, e un Publio Agrasio gabelliere. Oltre a questi fa intervenire nel dialogo due chiarissimi personaggi: Cajo Licinio Stolone, congiunto del famoso autore delia legge Licinia, e Gneo Tremolilo Scrofa, uomo virtuosissimo e profondo conoscitore di cose agrarie, il (piale avevo portato tali perfezionamenti e sì ragionata coltura nei suoi possessi da renderli di gran lunga superiori a
      (1) Plinio
      Lib. xxv, cap. 2.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Storia della medicina in Roma
Al tempo dei Re e della Repubblica
di Giuseppe Pinto
Tipografia Artero e Comp.
1879 pagine 434

   

Pagina (256/442)






Pompeo Leneo Plinio Roma Greci Terenzio Varrone Arpinatc Catone Vitruvio Agricoltura Varrone Cajo Fundanio Cajo Agrio Cavaliere Quinto Cecilio Attico Romano Publio Agrasio Cajo Licinio Stolone Licinia Gneo Tremolilo Scrofa Plinio Agricoltura