Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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RATIO, ragione, che vale investigazione critica e teorico-pratica delle malattie.
Dal che appare manifestamente espresso come quel cieco empirismo che aveva dominato nei tempi anteriori presso le moltitudini ignoranti, mal dirette dalla cupidigia dei sacerdoti e dei maghi, o che era pur stato innalzato a sistema in alcune famose scuole greche, non annebbiava più l'aperta monte dei Romani da quando Varrone, sì autorevole e dotto, aveva stabilito per base dell'arte medica il sentimento della ragione. E ciò dimostra che il raziocinio e l'osservazione, ratio et observatio, segnassero sempre, e fin d'allora, il sommo della perfettibilità a cui potesse giungere la medicina. Si scorge dunque come nella rozza èra di Catone, le molteplici cognizioni dei grandi filosofi e legislatori avessero sviluppate e fatte crescere in autorità e riputazione le scienze mediche.
Che se la parte più modesta, so non più umile, della medicina, ossia la veterinaria, era trattata col criterio di scientifico ragionamento, molto più apprezzata doveva essere la parte nobile e interessante che riguarda l'uomo, e alla quale Varrone dedicò i suoi primi pensieri.
Nè si obbietti che quel sommo avesse ancora delle tenerezze per gli incantesimi e forinole magiche, perchè ciò è assolutamente falso e si deve ritenere tale opinione derivata dalla inesatta interpretazione data a talune espressioni che si rinvengono ne' suoi scritti. Si è sempre riferito, anche dai più gravi storici della medicina, a ciò indotti da una gratuita asserzione di Plinio, che Varrone adoperasse una certa cantilena per curare la podagra. Invero Varrone fa conno di siffatto incantesimo ma non per valersene, bensì per biasimarlo, come di una scempiaggine qualunque che ai suoi tempi veniva usata dal volgo. Queir incantesimo che molti hanno a torto attribuito a Varrone era stato posto in uso molto tempo innanzi di lui da un tale Tarquenna scrittore di agricoltura; e Varrone cita Tarquenna per metterlo in ridicolo e per mostrare che ripudiava siffatte grullerie che ridondavano a disdoro della vera scienza dell'agricoltura. Stolone, (uno degli interlocutori nei dialoghi di Varrone, rispondendo a Fundanio clic si la-
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