Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto

Pagina (265/442)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      — 203 —
      Quando Varrone crede che senza ricorrere al medico o al veterinario, può conoscersi e mettersi in pratica tutto quanto concerne la salute degli uomini e degli animali; e parlando di questi ultimi prescrive al mcigìster pecorts di tenere scritto un formulario di precetti e medicamenti per servirsene all' occorrenza W, « quae ad valetudinem pertinent hominum ac pecoris, et sine « medico curari possint, magistrum scripta habere oportet », pone il più giusto conline che possa mai esistere fra la superstizione del volgo e la necessità dei precetti medici. Non era già più l'epoca in cui Plauto'andava dal medico semplicemente per prendere un tossico e darsi la morte; ma cangiate di molto le condizioni dei tempi e le opinioni degli uomini si consideravano le varie discipline sotto altro aspetto, e si stabiliva che alcune cose di pura pratica e consuetudine, giovevoli o quanto meno non dannose alla salute degli uomini e degli animali potessero liberamente essere usate dal volgo profano. Non così quando trattavasi di cose più gravi risguardanti la salute privata e pubblica. Allora anche nelle cose spettanti all'igiene.alimentare dell'uomo e degli animali stessi bisognava ricorrere al consiglio del medico, giacché solamente in questioni di benessere materiale dell'organismo ed in determinate circostanze Varrone ammetteva doversi adoperare pei* proprio consiglio ({nei soli mezzi riconosciuti facili, ed utili per ottenere la guarigione « quae sine medico curari possint ».
      (1) VarroneLib. ii, cap. 10.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Storia della medicina in Roma
Al tempo dei Re e della Repubblica
di Giuseppe Pinto
Tipografia Artero e Comp.
1879 pagine 434

   

Pagina (265/442)






Varrone Plauto Varrone Varrone Lib