Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto

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      Meno poclii frammenti raccolti da Ezio, da cui vengono a conoscersi alcuni rimedii usati e raccomandati da Asclepiade contro le idropi e le ulceri dell'utero, e qualche specifico, come l'em-piastro di Scilla, nulla è rimasto di ciò che venne scritto da lui. Sappiamo solo da Cornelio Celso C1) che Asclepiade aveva lasciato un libro sotto il titolo : Dei comuni soccorsi, che trattava dell'uso dei rimedii « De frictione vero adeo multa Asclepiades tamquam inventor ejus posuit in eo volumine, quod comnmnium « auxiliorum inscripsit ».
      Asclepiade, come tutti gli uomini che han fatto molto parlare
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      di loro, ebbe seguaci fanatici e detrattori accaniti. Tra i primi no-tansi Apulejo, Scribonio Largo, Sesto Empirico e Celio Aureliano; tra i secondi Plinio- e Galeno che vigorosamente ne oppugnarono le dottrine, questi per sostituire le sue alle altrui teorie ; quegli per palesare la leggerezza degli argomenti usati da Asclepiade. Comunque sia, qualora si eccettuino Sesto Empirico e Celio Aureliano, gli avversarli di Asclepiade fermandosi molto a parlare di lui, fecaro, meglio de' suoi discepoli, conoscere ai posteri i prin-cipii e le massime di quel medico.
      Egli per fermo fu grande e potente rivoluzionario nell'arte impresa a trattare ; ed ebbe mente di coordinare, dopo diligentemente raccolto, quanto poteva servire ad abbattere il vecchiume ippocratico; di presentare sotto nuova forma quanto già esisteva; di rubacchiare con disinvolta furberia ed arteficio grandissimo quanto era poco noto in Iioma ed altrove ; e finalmente si eresse ad inventore di molte cose già note nelle antiche scuole greche, italiche, ed ammesse altresì nelle consuetudini medico-igieniche romane.
      Quantunque nulla di nuovo sapesse, diè alle sue dottrine lusinghiero e gradevole aspetto. E poiché le apparenze il più delle volte sogliono tener luogo di realtà, tanta era Yammirazione dalui destata, che lungo le vie veniva seguito da ossequioso codazzo di medici. I suoi seguaci furono chiamati metodici, e venerarono in Asclepiade il maestro dell'arte. La di lui fama però decadde allorquando Claudio Galeno fece rivivere la scuola ippocratica.
      (1) Celso — Lib. xi, 14,


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Storia della medicina in Roma
Al tempo dei Re e della Repubblica
di Giuseppe Pinto
Tipografia Artero e Comp.
1879 pagine 434

   

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