Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto

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      Vili. Fra i rimedii più adoperati da lui sia in primo luogo il vino, o semplice, o misto ad acqua marina. Questo rimedio venne prima adoperato dal greco Cleofanto e da Catone stesso che loprescriveva spessissimo, raccomandando in specie quello medicato, ovvero misto ad erbe toniche o purgative, secondo il bisogno. Asclepiade negava le bevande ai malati oppressi da lebbre ani fintissima, dicendo che doveasi vincere la febbre diminuendo le forze del malato; e mentre in casi di leggero momento proibiva l'uso del vino, al contrario nei casi gravi di frenesia e di alienazione mentale faceva bere abbondantemente fino airubbriachezza, l'esilarali to liquore.
      Faceva ungere gli infermi con olio, sottoporli ai gargarismi, apporre sul loro corpo unguenti e cataplasmi, spargere profumi e rimedii starnutatori nella loro stanza da letto.
      Nelle febbri intermittenti proibì del tutto i purganti: un poco mono gli emetici, facendo invece grande uso dei clisteri. Mitigò (e merita quindi grandissima lode) Vabuso del salasso, non ricorrendo ad esso se non nei casi di gravi pleuritidi; mentre lasciò alla natura la soluzione di quelle che presentavano poco dolore e quadro fenomenale poco allarmante;
      Raccomandava oltre a ciò l'equitazione, il moto in cocchio, i letti pensili, di dividere equamente il sonno e la veglia. E questi che erano i suoi più comuni rimedii valevano, secondo lui, a mantenere col retto andamento degli atti fisiologici della vita, il giusto equilibrio fra il moto delle particelle e il diametro dei pori. Adottò anche la cura idroterapica, ma senza metodo, seguendo in tutto il suo capriccio. Si fece pur nome nella cura dell'elefantiasi, di cui avevano già parlato, Lucrezio nel suo poema, ed Ippocrate (U, che ne distinse l'indole ed insegnò la cura.
      Nella fisiologia e nell'anatomia seguì la teoria fisica e meccanica di Erasistrato: nè mancò di credere grossolanamente che i liquidi ingeriti, dallo stomaco avessero passaggio immediato nella vescica; e quanto alle funzioni dell'apparecchio respiratorio ripetè esattamente ciò che aveva insegnato il siciliano Empedocle.
      (1) Hiitocuatks — De nat. facuii.; Lib. j, cap. 12,


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Storia della medicina in Roma
Al tempo dei Re e della Repubblica
di Giuseppe Pinto
Tipografia Artero e Comp.
1879 pagine 434

   

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