Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto

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      X. Asclepiade ebbe numerosi e valenti seguaci, fra quali molti Romani ne seguirono con ardore gli insegnamenti/ Citansi fra gli altri in primo luogo Giulio Basso, Sestio Negro, Petronio Diodato, Tito Aufidio, Cassio, chiamato da Celso W il più ingegnoso medico del suo secolo « ingeniosissimus saeculi nostri medicus » e da Scribonio Largo e da Galeno, il medico per eccellenza. Non parlo di Artorio e Antonio Musa, che più che seguaci devono essere considerati contemporanei di Asclepiade.
      Dei suddetti si conoscono soltanto alcune opinioni riportate da Plinio, Celso, Galeno; ed il semplice titolo di qualche loro lavoro specialmente riguardante la fisica medica, nulf altro sapendosi di loro se non che furono seguaci di Asclepiade.
      Fra costoro uno sopra gli altri si mostrò abilissimo, giacché avendo osservato che i principii professati dal suo maestro erano troppo astrusi ed oscuri, pensò di compendiarli i ì un metodo più breve, e più chiaro alla maggioranza dei medici. Egli fu Temisone di Laodicea capo della sètta metodica, seguace di una dottrina atta a rendere la medicina più focile ad apprendersi e a praticarsi.
      Asclepiade quantunque bramasse di cambiare molte cose in medicina, pur egli si mostrò affatto dogmatico, ossia seguace, accurato delle sètte filosofiche buone a perdersi tra le nubi del platonismo, ma in pratica incerte, contraddittorie, capricciose e ser-
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      vili. Temisone più positivo ammetteva V indicazione generale delle malattie, secondo l'opinione del suo maestro, ma non mancava di classificarle a l'orma del carattere speciale di ciascuna. Asclepiade faceva consistere la salute e la malattia in una proporzione o sproporzione dei pori del corpo. Temisone non procedendo tanto filosoficamente, credeva all' esistenza dei pori in varie parti del corpo umano, senza però affatto determinarne la natura, la forma e la manifestazione; ammettendo i fatti semplicemente come si presentavano. Asclepiade, come Ippocrate ed altri medici dottissimi; poneva mente alle generalità e particolarità delle malattie. Temisone invece ne notava il carattere generale, e senza occuparsi delle loro differenze particolari non cercava
      (1) Celso — Lib. 1, Prof.


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Storia della medicina in Roma
Al tempo dei Re e della Repubblica
di Giuseppe Pinto
Tipografia Artero e Comp.
1879 pagine 434

   

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