Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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XI. E mia opinione che Cornelio Celso non fosse medico, o almeno non esercitasse medicina, ma ne possedesse le cognizioni come possedeva nozioni di tutte le arti. È noto infatti che oltre i libri spettanti all'arte medica, Celso compilò molte opere, sventuratamente perdute, sulle arti Rettorica, Poetica, Militare, Agricola W. Nè ciò deve recar meraviglia essendosi verificato esempio di dotti Romani, quali Catone, Cicerone, Varrone, Vitruvio, Ni-gidio Figlilo ed altri, che scrissero sulle varie arti, dando però la preferenza ad una fra tutte. Si deve notare ancora che Asclepiade, giunto in Roma, seguì il medesimo costume; e innanzi di abbracciare la medicina, esercitò Rettorica e Filosofìa.
Celso pose da banda ogni preconcezione di giudizio sui varii sistemi medici che erano conosciuti- a'suoi tempi, assidendosi arbitro in mezzo alle nuove scuole greche. Studiò specialmente Ippocrate ed Asclepiade, e col buon senso sceverando quello che era veramente utile da ciò che era dannoso, riuscì ad afferrare il vero, di cui si giovò per mantenere e far fiorire viemmaggior-mente la scuola romana antica. E mentre egli parla e discute di tutte le sètte esistenti a'suoi tempi, non ne segue alcuna: non fu umorista con Ippocrate, nè solidista con Asclepiade. Fornito di profondo spirito di osservazione, egli si mostrò puramente eclettico, togliendo il buono ovunque si trovava e facendo tesoro di tutto ciò che potesse giovare alle condizioni della medicina locale del suo paese.
Nel pronostico e nell'arte chirurgica si fece quasi traduttore di Ippocrate. In quanto alla terapeutica in molti punti seguì Asclepiade, che peraltro non mancò spesse volte di correggere, anche con asprezza. P>iasimò il primo per la teoria dei giorni critici, reputandola un errore mantenuto solo dalla ostinazione pitagorica: e quanto alla flebotomia egli vi ricorse spessissimo, mostrandosi in ciò contrario ad Asclepiade, che fatta eccezione dalla peripneumonia; non vi ricorreva mai o parcamente. Nel modo di somministrare i purgativi si accostava ad Ippocrate, mentre per l'uso delle frizioni e gestioni seguiva Asclepiade. Diceva che ilfi) Quintil. — Instit. Orai; Lib. ult.
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